«Quando studiavo io Medicina, per aggiornarci sulle ultime ricerche e le innovazioni tecnologiche andavamo in biblioteca a consultare l’Index Medicus, un librone pubblicato periodicamente, che indicizzava gli articoli scientifici delle principali riviste mediche mondiali.
Oggi il ciclo della conoscenza e dell’innovazione è molto più rapido, fluido, e in parte frammentato. Gli scienziati leggono e discutono la ricerca online, anche attraverso i social network, e sono continuamente esposti, come tutti del resto, a una grande mole di informazioni che diventa sempre più complicato gestire. Il mondo è cambiato, non solo la cardiochirurgia» afferma il professor Francesco Maisano, Ordinario di Cardiochirurgia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.
Primario dell’Unità di Cardiochirurgia presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele, il professore è anche direttore dell’Heart Valve Center, il centro d’eccellenza ospedaliero specializzato negli interventi alle valvole cardiache. Queste sono i foglietti di tessuto che regolano il passaggio del sangue in un’unica direzione attraverso le camere del cuore (valvola tricuspide nella parte destra e valvola mitrale nella parte sinistra) e dal cuore all’aorta o all’arteria polmonare.
Abbiamo chiesto al professor Maisano di fornirci un ritratto del cardiochirurgo del futuro e raccontarci le sfide che la formazione universitaria deve sostenere per stare al passo con l’innovazione che corre veloce, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore (29 settembre).
Oggi le Scuole di Medicina si trovano dinnanzi a una sfida importante: formare una persona che da un lato abbia solide conoscenze di base sulla fisiopatologia del corpo umano, e che dall’altro sappia spaziare attraverso diverse specializzazioni e competenze che cambiano continuamente.
«Per fare un esempio concreto nell’ambito della cardiochirurgia, fino alla fine del secolo scorso le valvole cardiache venivano riparate o sostituite con un’operazione a cuore aperto. Quasi vent’anni fa ormai, proprio qui al San Raffaele, siamo stati pionieri della chirurgia percutanea per sostituire o riparare le valvole danneggiate, evitando così l’operazione a cuore aperto, almeno per alcune categorie di persone», afferma il professor Maisano.
Nella chirurgia percutanea, dei cateteri vengono inseriti in un vaso periferico del paziente per trasportare al cuore, o a una delle arterie aortica o polmonare, una valvola artificiale (negli interventi di sostituzione, consolidati per le valvole delle arterie) oppure una clip, una sorta di molletta/graffetta che tiene insieme i lembi della valvola (negli interventi di riparazione, solitamente indicati per le valvole cardiache). Il catetere segue il percorso naturale del vaso in cui è inserito per giungere al cuore o all’arteria aortica o polmonare.
In questo modo, il chirurgo svolge l’intervento senza incidere il torace della persona, servendosi di tecniche radiologiche come l’ecografia, l’angiografia e la TAC per vedere live il percorso del catetere.
«Questo tipo di intervento richiede che il chirurgo sappia leggere e interpretare le immagini di radiologia che tracciano il percorso del catetere fino al cuore o all’arteria con la confidenza necessaria per fare un intervento sicuro ed efficace», spiega il professore.
Dunque, il cardiochirurgo oggi non è solo il medico che mette le mani sul cuore per ripararlo, ma è un professionista che affronta il problema con un approccio transdisciplinare.
Egli ha una conoscenza a 360 gradi dell’organo e dei vasi e sa come dialogare con altri esperti, quali per esempio cardiologi e radiologi, per intervenire nel modo migliore con gli strumenti che abbiamo a disposizione.
Tra questi strumenti oggi figura anche l’intelligenza artificiale (IA), che sta impattando innanzitutto la diagnostica precoce delle malattie come quelle valvolari, per esempio a partire dalla lettura di un elettrocardiogramma.
«Gli strumenti di intelligenza artificiale non hanno ancora avuto un impatto altrettanto significativo nella pratica cardiochirurgica. In questo caso, infatti, essi sono utili soprattutto per pianificare l’intervento, piuttosto che per eseguirlo».
Nell’esempio della chirurgia percutanea, le informazioni fornite dai modelli di IA possono aiutare il chirurgo a mappare preventivamente i vasi di un paziente per prendere decisioni sul percorso migliore da seguire per inserire il catetere.
«Tuttavia, ad oggi questa decisione terapeutica rimane del cardiochirurgo, quindi di una persona con le conoscenze, la formazione e soprattutto l’empatia necessarie per comunicare col paziente e ascoltarne le esigenze, i timori e i dubbi», precisa il professore.
Non manca la ricerca per implementare l’uso degli strumenti di intelligenza artificiale anche nelle fasi esecutive degli interventi chirurgici. Per esempio, il professore e il suo gruppo proprio nell’ultimo anno hanno testato l’uso dell’IA come co-pilota per manovrare un braccio robotico che esegue la riparazione delle valvole cardiache con la clip (la molletta/graffetta di cui sopra).
«L’idea è che, in futuro, l’intelligenza artificiale possa supportare il chirurgo durante l’intervento percutaneo nel prendere le decisioni per manovrare i cateteri e ridurre al minimo il rischio di errore», spiega il professore. «Naturalmente, non possiamo pensare di usare consapevolmente questi mezzi senza conoscerli nel profondo. Torniamo così al punto da cui siamo partiti, cioè la formazione transdisciplinare del cardiochirurgo del futuro».
Come detto in apertura, oggi la conoscenza e l’innovazione procedono così velocemente che è difficile tenere il passo. La formazione dei medici del futuro deve quindi puntare a dotarli di una conoscenza solida delle basi e di un metodo di approccio transdisciplinare alla conoscenza.
«In quest’ottica, presso l’Heart Valve Center ci impegniamo affinché gli studenti siano coinvolti sin da subito a ogni livello della cardiochirurgia. Cominciano molto presto a esercitarsi nella pratica sui simulatori, cioè strumenti 3D che riproducono i casi di malattia o il cuore e/o i vasi di un paziente. Spesso si tratta di simulatori che gli studenti stessi hanno progettato e sviluppato insieme ai collaboratori ingegneri del Politecnico», aggiunge il professore, che con la nostra Università organizza in particolare due corsi (l’Alfieri’s bootcamp e l’Advanced Course on Transseptal Puncture), aperti anche a specialisti ed esperti internazionali, che formano proprio sull’uso dei simulatori nella pratica cardiochirurgica. «Si tratta di corsi quasi unici in Europa, che certificano la competenza specifica nell’uso di questi strumenti».
Gli studenti e specializzandi di cardiochirurgia sono coinvolti anche in studi clinici, progetti di ricerca e presentazioni a congressi nazionali e internazionali, per acquisire quella mentalità flessibile e aperta alla novità ormai indispensabile per i medici e i professionisti del futuro.
«Oggi le Scuole di Medicina non possono più formare una job description, cioè una descrizione puntuale di tutte le caratteristiche e le competenze che definiscono un medico. Oggi le Scuole di Medicina devono formare persone capaci di abbracciare il cambiamento continuo e che non vogliono smettere mai di imparare. L’Università Vita-Salute San Raffaele è appunto il luogo adatto a preparare gli specialisti del futuro, poiché unisce tradizione e innovazione, tecnologia ed etica.», conclude il Professor Maisano.