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Diversità culturale, ovvero come scoprirci diversi da noi stessi

Cultura e società

Diversità culturale, ovvero come scoprirci diversi da noi stessi

20 mag, 2022

Il 21 maggio si celebra la “Giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo”. Questa ricorrenza deve farci considerare riflessivamente ciò che sperimentiamo perlopiù in modo irriflesso, e cioè che viviamo in società multiculturali, innervate da specifiche e differenti identità che si incontrano e si scontrano, che cooperano e che faticosamente creano forme di convivenza inedite e geniali.

Cosa ha da dire la filosofia in proposito?

 

La diversità culturale, condizione umana inevitabile

Quella della diversità culturale è una condizione umana ineludibile: non è mai esistita una cultura pura, giacché sempre ogni cultura nasce da molteplici e multiformi fecondazioni. Sulla scia di questa intuizione, vari filosofi contemporanei hanno mostrato che ad essere fondamentalmente plurali siamo tutti noi, e da sempre.

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Conservare le culture, sbagliato e impossibile

«Le demarcazioni delle culture e dei gruppi umani che ne sono depositari sono estremamente discordi, fragili, nonché delicate» [1], scrive ad esempio Seyla Benhabib (ospite della Cattedra Rotelli 2021).

Questo significa che quello generalmente chiamato multiculturalismo a mosaico è sbagliato, e che conservare le culture è un proposito tanto teoricamente errato quanto praticamente impossibile. Le culture, afferma la Benhabib, sono «creazioni, o meglio, ri-creazioni e negoziazioni ininterrotte degli immaginari confini tra “noi” e l’“altro”» [2]. E proprio in quanto negoziazioni, le culture sono fragili, possono essere ri-negoziate, e di fatto è quello che succede ogni giorno, in ogni nostra singola decisione e azione.

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Le culture permeabili e vitali

Similmente, per François Jullien (ospite della Cattedra Rotelli 2017) «l’idea di identità culturale rappresenta una strada senza uscita. […] Non vi è una sostanza soggiacente a una cultura, come garanzia di unità e identità. La cultura cambia, si trasforma, oppure è già morta» [3]. Il rimescolamento delle sue componenti costitutive è esso stesso costitutivo di qualsivoglia cultura. Sicché «il plurale è un elemento originario del culturale» [4]. In altre parole, le culture non sono impermeabili le une alle altre, bensì sono permeabili e subito coinvolte in continui e vitali scambi metabolici tra loro.

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La filosofia e il dialogo infra-culturale

Questi autori ci suggeriscono che il dialogo interculturale è anche e primariamente dialogo infra-culturale, cioè dentro il nostro (sempre aperto) ambiente culturale di provenienza. La riflessione filosofica, quindi, aiuta noi stessi a scoprirci diversi – diversi da una presunta identità monolitica, diversi da noi stessi. Solo così possiamo affrontare le nuove sfide della diversità culturale del mondo contemporaneo senza cedere alle sirene dell’huntingtoniano scontro tra civiltà [5].

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Una lezione, quella della interna pluralità di ciascuna identità, affrontata anche dal filosofo iraniano Daryush Shayegan, che ha parlato della concezione dialogica della soggettività culturale, del suo continuo farsi e rifarsi [6]. È stato proprio Shayegan ad aver coniato la nozione di “Dialogo fra le civiltà” in opposizione al più diffuso “Scontro tra civiltà”. Sulla scorta dell’intuizione di Shayegan, poi, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha denominato il 2001 “Anno del dialogo tra civiltà”. Ma sappiamo bene cosa successe l’11 settembre di quello stesso anno.

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Dialogare per riscoprire la propria identità

Ecco perché riconoscerci diversi da noi stessi, come accennato poco sopra, è di fondamentale importanza per disinnescare rigidi discorsi identitari e rivendicazioni intransigenti. «Dialogare implica non solo un atto di domanda ma anche l’esperienza di essere interrogati o essere “chiamati in questione”, spesso in modi che sconvolgono e disorientano» [7], scrive Fred Dallmayr. Dobbiamo tutti passare da questo disorientamento per riconoscere la nostra identità – un’identità plurale, aperta, disponibile, coraggiosa, e non invece impaurita, tremante, un’identità insomma che si sente tanto incerta e instabile al punto da poter essere smarrita da un momento all’altro.

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References

[1] S. Benhabib, La rivendicazione dell’identità culturale. Eguaglianza e diversità nell’era globale (2002), tr. it. di A.R. Dicuonzo, il Mulino, Bologna 2005, p. 26.

[2] Ivi, p. 27. Per un approfondimento, si veda anche il capitolo L’identità culturale dell’altro in N. Cotrone, Seyla Benhabib. Nuovi paradigmi democratici, Mimesis, Milano-Udine 2019, pp. 57-76.

[3] F. Jullien. Alterità, a cura di C. Piccione, Mimesis, Milano-Udine 2018, p. 28.

[4] Ivi, p. 29. Sull’argomento si suggerisce la lettura del recente F. Jullien, L’identità culturale non esiste (2017), Einaudi, Torino 2018.

[5] Il riferimento è all’ormai classico S.P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (1996), Garzanti, Milano 2000.

[6] Anche in Italia è apparso il testo fondamentale di Shayegan, che qui si consiglia: D. Shayegan, Lo sguardo mutilato. Schizofrenia culturale (1989), tr. it di V. Cavagnoli, Edizioni Ariele, Milano 2015.

[7] F. Dallmayr, Il dialogo tra le culture. Metodo e protagonisti (2002), a cura di M. Toti, Marsilio, Venezia 2010, p. 48.

 

Alcuni suggerimenti di lettura

Audi R., Valore morale e multiculturalità (2007), a cura di P. Bernardini, Rubbettino, Soveria Mannelli 2019.

Benhabib S., La rivendicazione dell’identità culturale. Eguaglianza e diversità nell’era globale (2002), tr. it. di A.R. Dicuonzo, il Mulino, Bologna 2005.

Botturi F., Universale, plurale, comune. Percorsi di filosofia sociale, Vita e Pensiero, Milano 2018.

Cacciatore G., Giugliano A. (a cura di), Dimensioni filosofiche e storiche dell’interculturalità, Mimesis, Milano-Udine 2014.

Cunico G., Colagrossi E. (a cura di), Etica interculturale e interreligiosa, Mimesis, Milano-Udine 2017.

Dallmayr F., Il dialogo tra le culture. Metodo e protagonisti (2002), a cura di M. Toti, Marsilio, Venezia 2010.

Huntington S.P., Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (1996), Garzanti, Milano 2000.

Jullien F., L’identità culturale non esiste (2017), Einaudi, Torino 2018.

Jullien F., Alterità. Lezioni milanesi per la Cattedra Rotelli, a cura di C. Piccione, Mimesis, Milano-Udine 2018.

Shayegan D., Lo sguardo mutilato. Schizofrenia culturale (1989), tr. it di V. Cavagnoli, Edizioni Ariele, Milano 2015.

Walzer M., Geografia della morale. Democrazia, tradizioni e universalismo (1994), Edizioni Dedalo, Bari 1999.

Scritto da

Giacomo Maria Arrigo
Giacomo Maria Arrigo

Giacomo Maria Arrigo è assegnista di ricerca in Filosofia morale presso UniSR, dove collabora con l’International Research Centre for European Culture and Politics (IRCECP). Le sue ricerche vertono sul deismo inglese, sul multiculturalismo e sulle prospettive per un’etica interreligiosa. Suona il pianoforte, ascolta jazz, apprezza l’arte contemporanea ed è affascinato dalla fantascienza

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