La pasta ha origini antichissime e dibattute, attribuite agli antichi Romani e Greci ma anche agli Arabi e diffuse poi in Sicilia arrivando a Napoli, e all’Asia.
Culture diverse tra loro che hanno portato la pasta, oggi, ad essere il simbolo più rappresentativo dell’alimentazione mediterranea, e nel 2010 è stata riconosciuta come “Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità" dall'UNESCO.
Il chicco di grano duro viene macinato per estrarre la semola che viene poi impastata con acqua e successivamente essiccata per garantire la conservazione. L’arte della pastificazione ha permesso di realizzare formati diversi ma anche perfezionarne le qualità organolettiche e nutrizionali.
Il chicco di grano duro è formato da diversi strati che vengono eliminati durante la decorticazione, ovvero il processo che separa la crusca dall’endosperma, cioè il nucleo del chicco che contiene le proprietà nutritive. Da qui si producono diverse tipologie di farine di semola: macinata, semi-integrale e integrale (con la presenza di crusca).
La pasta è costituita da circa 85-88% di carboidrati, 12% di proteine e 1% di lipidi, può apportare una buona quota di fibra, vitamine e minerali se consumata nella versione integrale. In sostanza la pasta fornisce energia al nostro organismo, e i carboidrati complessi che contiene sono un vero e proprio carburante soprattutto nell'alimentazione di chi pratica sport.
Si sono create negli anni alcune false credenze associate al consumo della pasta, che nascono da una cultura della dieta scorretta diffondendo fake news che non hanno nessuna base scientifica: scopriamo quali.
Tra queste la più diffusa è che la pasta fa ingrassare.
I carboidrati, elemento principale della pasta, sono nutrienti essenziali e rappresentano la principale fonte di energia. Sono quindi essenziali per costruire una dieta sana. Privarsi della pasta non favorisce una perdita di peso fisiologica, ma, se non sostituita con altre fonti di carboidrati, si rischia solo di perdere liquidi e di indebolire la massa magra.
La prima parte del processo digestivo avviene già in bocca. Ciò implica che la masticazione rilasci enzimi come la ptialina, che scindono l’amido in molecole più piccole per arrivare nell’intestino facilitando così la digestione e l’assorbimento dei nutrienti essenziali.
Per questo la cottura al dente è da preferire: una parte di amido rimane più resistente al calore e non può essere digerito totalmente dagli enzimi, determinando un minor impatto sulla glicemia e aumentando il senso di sazietà a lungo termine.
La pasta contiene glutine, un’importante proteina di riserva contenuta nell’endosperma del grano e che garantisce elasticità all’impasto.
Mangiare la pasta senza glutine serve solo ed esclusivamente per le persone affette da celiachia o con sensibilità al glutine non celiaca. Le evidenze scientifiche, infatti, confermano che non ha alcun senso eliminare il glutine dalla dieta per favorire la perdita di peso o per migliorarne la digestione.
A cena un buon piatto di pasta condito con delle verdure di stagione e bilanciato con fonti proteiche, può essere un buon alleato per un buon riposo.
Ci sono infatti evidenze degli effetti positivi sulla qualità del sonno grazie all’apporto di triptofano, un aminoacido precursore della serotonina. Questa caratteristica rende inoltre la pasta un alimento alleato del buon umore.