Starnuti, lacrimazione oculare, tosse, prurito, difficoltà respiratorie: ogni anno la stagione primaverile inaugura una serie di fastidiosi sintomi che purtroppo i soggetti allergici conoscono bene. Si stima che la sola rinite allergica colpisca in media il 23% della popolazione europea.
Cosa vuol dire essere allergici? Come mai alcune allergie sono più frequenti di altre? Quali accortezze devono osservare i soggetti allergici inclusi nella campagna vaccinale anti-Covid-19? Ci rispondono il Dott. Samuele Burastero, responsabile del laboratorio di Allergologia cellulare e molecolare presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele, e la Dott.ssa Mona-Rita Yacoub, Coordinatore Area Allergologica, Unità di Reumatologia, Immunologia, Allergologia e Malattie Rare presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele.
L’allergia è una reazione anomala contro sostanze estranee per il resto del tutto innocue. Il sistema immune degli allergici “sbaglia” e identifica una sostanza innocua, detta allergene, come fosse un microorganismo pericoloso. Da questa premessa si capisce come sia sbagliato considerare l’allergia una “debolezza” del sistema immune, dato che viceversa essa rappresenta un errore per eccesso di risposta.
Con il termine “antigeni” si indicano le componenti di virus, batteri o parassiti riconosciute correttamente dal sistema immunitario dei mammiferi al fine di difendere l’organismo dalle rispettive aggressioni. Nelle persone con allergia fungono da antigeni anche sostanze perfettamente innocue, gli allergeni. Le caratteristiche che fanno di un antigene un allergene non sono completamente conosciute.
La quantità e la via di esposizione possono far diventare un antigene un allergene. Ad esempio, i panettieri possono sviluppare asma o dermatite da contatto alla farina di grano che manipolano con frequenza, se geneticamente predisposti. Anche la somministrazione ripetuta di una sostanza si può associare ad un aumentato rischio di sensibilizzazione. Questo avviene ad esempio nell’ambito delle reazioni allergiche a farmaci.
La predisposizione genetica allo sviluppo di allergie, detta atopia, è un fattore essenziale che favorisce la loro insorgenza. L’esposizione all’allergene in modo continuativo e per una data via, ad esempio per inalazione, può causare allergia in soggetti geneticamente predisposti. Ad esempio, un’allergia al gatto non si può sviluppare in assenza assoluta di contatto con la forfora di questi animali.
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Questi fenomeni possono articolarsi in modo diverso nelle varie età della vita, a seconda dell’ambiente in cui il paziente allergico vive, e anche considerando che con gli anni e la continua esposizione ad un certo allergene si può stabilire tolleranza parziale o totale allo stesso. Nell’ambito dell’allergia a farmaci, l’assunzione intermittente e ripetuta di un farmaco rappresenta uno dei fattori più importanti associati alla probabilità di sviluppare allergia nei confronti di quel determinato farmaco, mentre l’assunzione continuativa rappresenta un fattore protettivo.
È normale che l’organismo si “abitui” a un determinato allergene, anche se questo può richiedere mesi, anni o decenni, a seconda del soggetto, del tipo di esposizione e della quantità e frequenza di introduzione dell’allergene (per via alimentare o per inalazione, ad esempio). Questo processo può essere associato a rischi più o meno gravi. Il meccanismo che presiede a questo fenomeno è la tolleranza immunologica.
La tolleranza agli allergeni si può indurre in modo controllato e sicuro anziché per esposizione naturale, attraverso la somministrazione continuativa di estratti standardizzati contenenti gli allergeni implicati nello scatenamento dei sintomi (cosiddetta “immunoterapia allergene-specifica”, impropriamente detta “vaccino” contro l’allergia).
L’allergia si tratta con due categorie principali di farmaci, quelli che trattano i sintomi (sintomatici) e quelli che trattano la causa.
I sintomatici sono indicati nella maggior parte dei casi, e sono finalizzati a controbattere i disturbi a livello degli organi in cui si manifestano, ad esempio il naso nel caso della rinite, l’occhio nel caso della congiuntivite, le vie aeree nel caso dell’asma. I farmaci più utilizzati sono gli antistaminici, che si assumono per bocca ed hanno un effetto complessivo sia a livello del naso che degli occhi. Gli antistaminici hanno un buon profilo di sicurezza, ma possono indurre sonnolenza in modo variabile da soggetto a soggetto. Negli asmatici si ricorre invece ai corticosteroidi inalatori e ai broncodilatatori a lunga durata d’azione utilizzati nella terapia “di fondo”, ossia quella da assumere quotidianamente durante la stagione incriminata (o tutto l’anno in caso di asma perenne) per controllare l’infiammazione che caratterizza l’asma. A questa terapia si aggiungono i broncodilatatori a breve durata d’azione da utilizzare al bisogno in caso di crisi di asma.
Il trattamento causale dell’allergia si basa invece sulla somministrazione di estratti allergenici purificati e standardizzati, per via sublinguale o sottocutanea, al fine di indurre tolleranza immunologica (immunoterapia allergene-specifica). Una volta stabilito l’effetto, questo perdura dopo la sospensione per alcuni anni. Tuttavia, per avere questo risultato occorre continuare l’immunoterapia per almeno 3 anni, il che rende particolarmente bassa l’aderenza dei pazienti a questo trattamento.
È in corso una campagna vaccinale mondiale senza precedenti e alcuni casi di anafilassi ai vaccini anti-Covid hanno portato a forte preoccupazione nei pazienti allergici. Innanzitutto va specificato che le reazioni allergiche ai vaccini rappresentano eventi avversi rari, in particolare se consideriamo quelle gravi come l’anafilassi, descritte finora con un’incidenza di 2.5-11.1 casi per milioni di dosi somministrate dei vaccini anti-Covid attualmente utilizzati. In termine di paragone le anafilassi da antibiotici della classe delle penicilline per via parenterale o orale si presentano con un’incidenza di 1-4 su 10000 a 1:200.000 casi rispettivamente.
Sono in corso studi per determinare la causa delle reazioni allergiche ai vaccini anti-Covid, anche se i primi dati suggeriscono il ruolo di alcuni eccipienti come il macrogol (polietilenglicole, PEG) e i polisorbati, piuttosto che degli antigeni contenuti nei vaccini. Le Società scientifiche di Allergologia e Immunologia Clinica (SIAAIC e AAITO) hanno prontamente proposto delle linee guida per tutelare la salute dei pazienti allergici ed evitare che si autoescludessero dalla campagna vaccinale [1, 2].
Ad oggi le indicazioni sono di sottoporre i pazienti con sospetta allergia a tali eccipienti a test allergologici specifici poiché l’allergia nei confronti degli eccipienti dei vaccini rappresenta attualmente l’unica controindicazione ad effettuare la vaccinazione. Per gli allergici è consigliata osservazione clinica post-vaccinale prolungata (da 30 a 60 minuti a seconda dei casi). Essenziale anche procedere al vaccino in fase di buon controllo di asma e orticaria cronica e da lì emerge l’importanza che i pazienti con tali patologie che non sono ben controllati con la terapia in atto siano visitati dal loro allergologo o pneumologo di riferimento per gli opportuni consigli terapeutici.
Il San Raffaele ha un centro clinico di allergologia e un laboratorio di ricerca.
Il centro clinico è parte della rete nazionale per l’asma grave (Severe Asthma Network Italy, SANI), ha partecipato e partecipa a studi clinici con farmaci per immunoterapia e con anticorpi monoclonali che contrastano l’infiammazione che caratterizza la risposta allergica e TH2-mediata in senso lato nell’asma grave, la poliposi nasale recidivante, la dermatite atopica e l’orticaria cronica refrattaria. Uno dei due farmaci per il trattamento dell’allergia a graminacee registrati in Italia è stato approvato con il contributo del nostro centro. Il centro clinico è inoltre altamente specializzato nella diagnostica delle reazioni allergiche a farmaci, inclusi vaccini, e si avvale di un Day Hospital dove vengono effettuati i test più complessi.
Il laboratorio, impegnato nello studio dei meccanismi dell’immunità locale nel polmone asmatico, negli ultimi anni è coinvolto nella caratterizzazione degli allergeni molecolari utilizzati nella diagnostica delle allergie. Il laboratorio di allergologia ha messo a punto negli anni test diagnostici di secondo livello che sono attualmente disponibili per tutti i pazienti grazie alla loro implementazione nel laboratorio clinico (ISAC microrarray, test di degranulazione dei basofili, determinazione della diamino-ossidasi).
[1] SIAAIC – Linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19 http://www.siaaic.org/?p=5569
[2] AAITO – Linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19 https://www.aaiito.it/