Ad oggi numerose sono le sperimentazioni di vaccini anti-COVID-19 in corso nell’età adulta, che hanno raggiunto fasi diverse, mentre è rimasta finora esclusa l’età pediatrica, per la quale sono necessarie sperimentazioni dedicate.
Come mai bambini e ragazzi hanno bisogno di studi specifici? Qual è la situazione attualmente? Quali sono le prospettive future?Una riflessione a cura della Dott.ssa Vera Gallo, Pediatra presso l’Unità Operativa di Immunoematologia Pediatrica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, e del Prof. Alessandro Aiuti, Direttore della stessa Unità e Professore Ordinario di Pediatria all’Università Vita–Salute San Raffaele e Direttore della Scuola di Specializzazione in Pediatria.
Fino ad oggi l’età pediatrica è rimasta esclusa dalle sperimentazioni del vaccino anti-Covid-19. Un’apertura inizia però a realizzarsi con i vaccini BNT162b2 e mRNA-1273 prodotti da Pfizer/BioNTech e Moderna rispettivamente, che hanno recentemente esteso l’arruolamento alla fascia 12-17 anni [1,2]. Il vaccino Pfizer/BioNTech, i cui risultati sulla sicurezza ed efficacia dello studio di fase 3 sono stati recentemente pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine, ha già ottenuto l’autorizzazione per Emergency Use dalla FDA a partire dai 16 anni di età in su. Il vaccino Pfizer/BioNTech ha ricevuto da poco il parere positivo da parte dell’EMA ed in Italia la campagna vaccinale è già iniziata partendo dagli operatori sanitari.
Dopo l’approvazione del vaccino per gli adulti il percorso di ricerca che coinvolge bambini e adolescenti tuttavia, è ancora lungo. Solo l’inizio della campagna vaccinale su larga scala potrà fornirci ulteriori dati di sicurezza e di efficacia, che consentiranno di passare all’inclusione di bambini progressivamente più piccoli, passando, ad esempio, ai bambini dai 6 ai 12 anni, e poi ai bambini dai 2 ai 6 anni, e infine a lattanti e neonati. Lo sviluppo dei vaccini in età pediatrica, come per ogni prodotto medicinale, richiede delle sperimentazioni ad hoc per fasce di età volte a determinare dose, effetti avversi e immunogenicità specifici per ciascuna fascia.
I bambini, infatti, non possono essere considerati semplicemente dei piccoli adulti, poiché ne differiscono notevolmente soprattutto in termini di maturità immunologica. Un sistema immunitario immaturo, ad esempio, può condizionare sia la sicurezza con risposte immuni abnormi, che l’efficacia del vaccino attraverso una risposta anticorpale insufficiente a breve o a lungo termine.
Sulla base dei dati epidemiologici attuali, i bambini non si configurano come categoria a rischio. La maggior parte dei casi è rappresentata infatti da forme pauci-asintomatiche, mentre la frequenza di casi severi, e la mortalità risultano estremamente più bassi rispetto all'età adulta. Sono state poi descritte nei bambini alcune forme di tipo infiammatorio multi-sistemico (MIS-C), gravi ma rare, per le quali potrebbero esistere delle predisposizioni genetiche.
La necessità pertanto di implementare e velocizzare il processo di sperimentazione dei vaccini anche in età pediatrica dipende molto dal possibile ruolo dei bambini nella trasmissione di comunità, non ancora del tutto chiarito. Nell’attesa di maggiori dati di sicurezza e efficacia su larga scala negli adulti, sarebbe auspicabile indagare in maniera approfondita questi aspetti in modo tale da avere dati certi in base ai quali prendere decisioni su modalità e tempistiche della sperimentazione in età pediatrica, senza dimenticare i notevoli benefici di un vaccino sicuro ed efficace che consentirebbe ai bambini di essere protetti e proteggere gli altri, e non ultimo di riappropriarsi della loro infanzia.