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Una questione teologica: i "San Matteo e l’angelo" di Caravaggio

Curiosiscienza

17 feb, 2022

Siamo giunti al terzo episodio del ciclo “Immagini svelate, tra scienza e storia, un approfondimento dedicato al “pentimento”, ovvero un intervento in corso d’opera da parte dell’artista che riconfigura l’iconografia, la composizione o un qualche dettaglio, con un focus particolare sul periodo dal Rinascimento all’Età napoleonica.

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San Matteo e l’angelo

Nel precedente episodio abbiamo visto, con il Giudizio universale di Michelangelo, come il tema velamento/svelamento intrecci questioni teologiche a questioni concernenti il decoro. Su questa linea possiamo qui proporre alcune considerazioni a proposito della prima versione del San Matteo e l’angelo di Caravaggio, commissionato per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma (1602) e poi rifiutato dalla committenza stessa. Il dipinto fu successivamente acquistato dal marchese Vincenzo Giustiniani, per giungere infine, tramite i suoi eredi, al Kaiser Friedrich Museum di Berlino dove venne distrutto sotto i bombardamenti subiti dalla città nel 1945.

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Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Cappella Contarelli, San Luigi dei Francesi, Roma, veduta d’insieme. Photo credit: sito ufficiale della Chiesa di San Luigi dei Francesi https://saintlouis-rome.net/horaires-visite-opening-hours/caravage/

 

Un respingimento per ragioni teologiche

Il motivo del respingimento, attribuito essenzialmente alla mancanza di decoro della figura del Santo, raffigurato come un rozzo popolano semianalfabeta, con le gambe nude, incrociate, è stato veicolato già nel XVII secolo da Giovanni Baglione e da Giovanni Pietro Bellori. La critica ha però da tempo ridimensionato il giudizio malevolo espresso da Baglione, in quanto dovuto a personali contrasti avuti con il pittore, e quello espresso da Bellori, perché condizionato da una visione “classicista” della pittura lontana da quella “naturalista” proposta dall’artista lombardo.

Il vero motivo del rifiuto del quadro di Caravaggio sarebbe infatti da imputarsi non a questioni legate al decoro ma a questioni di più alto e sottile profilo teologico, in particolare al delicato tema dell’ispirazione divina della Sacra Scrittura.

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Caravaggio, San Matteo e l’angelo, opera andata distrutta, già Berlino, Kaiser Friedrich Museum, prima versione rifiutata dalla committenza.

A differenziare infatti la prima versione dalla seconda (quella attualmente nella Cappella Contarelli) è l’atteggiamento dei due protagonisti dell’episodio: il Santo e l’angelo. Nel dipinto respinto l’angelo guida materialmente la mano dell’evangelista nello scrivere il Vangelo, mentre nella versione accettata l’angelo si limita a dettare il messaggio evangelico a Matteo computando con le dita le argomentazioni o gli eventi comunicati.

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Caravaggio, San Matteo e l’angelo, Cappella Contarelli, San Luigi dei Francesi, Roma, seconda versione.

In pratica, il primo dipinto, già a Berlino, sarebbe l’applicazione visiva, e in tutti sensi letterale, della dottrina della “dettatura verbale”, in cui lo Spirito Santo, tramite l’angelo, davvero “muove la penna” dello scrittore mentre il secondo, da sempre in loco nella Cappella Contarelli, sarebbe la più elusiva rappresentazione dell’autonoma partecipazione dell’Evangelista alla redazione del testo sacro. Si capisce allora, già da questa sintetica esposizione, come la questione coinvolga sofisticate disquisizioni teologiche non solo sull’autorità intellettuale dell’Evangelista ma anche sull’autorità istituzionale della Chiesa stessa, quale depositaria e portavoce ufficiale della dottrina evangelica.

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Caravaggio, San Matteo e l’angelo; confronto tra la prima e la seconda versione.

L’atteggiamento del Matteo della seconda versione, mostrato ispirato e ubbidiente al dettato del messaggero divino, esibisce infatti un fare attento e consapevole della propria missione evangelizzatrice, relazionandosi con l’angelo in modo presente e attivo, ossia in un modo alquanto distante dall’automatismo percepibile come incosciente del Matteo rifiutato.

 

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In conclusione si può sottolineare come dietro ad apparenti questioni stilistiche legate essenzialmente al principio del decorum si possano anche celare (velare) ampie e profonde problematiche di natura concettuale. Problematiche che, nel caso dell’arte a tema religioso, pongono questioni cardine della dottrina (nella fattispecie cattolica), come la libertà e la grazia. Tematiche quindi da veicolare e divulgare, anche in ambito artistico, con la dovuta cautela e circospezione.

In tal senso non fu sufficiente per Caravaggio apportare alcune modifiche alla sua prima composizione ma dovette reimpostarla completamente dipingendo un nuovo quadro con l’intento, voluto dai committenti, di evitare possibili ambiguità di lettura e interpretazione da parte dei fedeli visitatori della Cappella Contarelli.

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La facciata della Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma. Photo credit: https://eglisesfrancaisesarome.it/it/san-luigi-dei-francesi/

 

References

  • Hass, Caravaggio’s Calling of St. Matthew reconsidered, in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, LI, 1988, pp. 245-250.
  • G. De Marchi, Muziano: il San Matteo Contarelli e altro, a cura di C. Ammannato, Campisano Editore, Pisa 2016.

Scritto da

Alessandro Rossi
Alessandro Rossi

Alessandro Rossi è Ricercatore di Storia dell’arte moderna presso la Facoltà di Filosofia UniSR dove insegna Storia dell’arte del Rinascimento e della modernità. È membro del Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine ICONE. È autore di numerosi articoli sull’arte rinascimentale e barocca e di due monografie, una sulla pittura del Cinquecento veneto e l’altra dedicata ai pittori leonardeschi. Ha inoltre pubblicato due raccolte di poesie. Definisce la storia dell’arte che negli anni sta sviluppando “antropologicamente orientata”.

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