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La professione infermieristica: l'arte dello “stare accanto”

Cultura e società

La professione infermieristica: l'arte dello “stare accanto”

12 mag, 2021

Ogni anno il 12 maggio si celebra la Giornata Internazionale degli infermieri e delle infermiere: una data scelta in onore della nascita di Florence Nightingale, riconosciuta come la fondatrice della moderna professione infermieristica e una delle donne britanniche più influenti dell’Età vittoriana.

Il fondatore del San Raffaele amava ripetere che gli infermieri sono il “tessuto connettivo” dell’ospedale. In effetti, infermiere e infermieri sono la professione sanitaria più numerosa al mondo (440 mila solo in Italia), ed anche la più presente e la più trasversale in tutte le specialità mediche e i servizi sanitari.

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Qual è stato il ruolo di infermieri e infermiere, nella pandemia da Covid-19 e non solo? Cosa vuol dire “prendersi cura”? Cosa deve sapere uno studente potenzialmente interessato alla vocazione infermieristica?

Nella Giornata a loro dedicata, riportiamo una riflessione del Prof. Duilio Manara, professore associato di infermieristica UniSR, e delle Dott.sse Giulia Villa, ricercatrice di infermieristica UniSR, e Noemi Giannetta, assegnista di ricerca in infermieristica UniSR.

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Florence Nightingale, la “signora della lampada”

Il nome di Nightingale, Florence, viene dalla città di Firenze, dove nacque il 12 maggio 1820 mentre i genitori erano in viaggio in Italia. Nata da una famiglia molto benestante, si dedicò alla cura di feriti ed infermi. Fu una grande riformatrice delle cure mediche del tempo: scrisse libri per impostare una formazione infermieristica basata sulla scienza e sul rigore morale, e fondò una prestigiosa Scuola per Infermiere presso il St. Thomas Hospital di Londra. Inoltre sviluppò metodi statistici innovativi per poter dimostrare l’efficacia dell’opera delle sue infermiere.

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Florence Nightingale by Henry Hering, copied by Elliott & Fry, half-plate glass copy negative, 1950s (late 1856-1857); NPG x82368. Photo credit: National Portrait Gallery St Martin's Place London WC2H OHE

Durante la guerra di Crimea (1853-1856), partì con 38 infermiere per Scutari (Albania) e lei stessa passò alla storia come la “signora della lampada”, per la sua presenza assidua accanto ai malati e ai feriti. Salvò letteralmente migliaia di vite attraverso un’assistenza che prevedeva una grande attenzione all’ambiente di cura (pulizia, luce, aria pulita, acqua pura, silenzio, calore, dieta) e la vigilanza costante delle infermiere accanto ai letti dei pazienti.

Al suo ritorno fu festeggiata come un’eroina e la regina Vittoria le chiese di collaborare alla Commissione Reale per la Salute dell’Esercito. Fu la prima donna ad essere nominata membro della Royal Statistical Society ed ebbe una grande influenza sulle riforme sanitarie dell’Ottocento.

Infine, fu Nightingale che diede alle infermiere inglesi l’appellativo di “nurse (dal verbo nursing, “portare al seno”), indicando con ciò lo spirito profondamente curativo che doveva caratterizzare questa nuova professione, distinguendola dalle cure mediche.

Prima di Nightingale, nei censimenti, le infermiere erano considerate personale domestico. Nel primo censimento del Novecento, invece, le infermiere inglesi furono conteggiate come “personale sanitario”. Il “modello Nightingale” si diffuse rapidamente, e da allora la professione infermieristica è considerata una delle professioni sanitarie più riconosciute e apprezzate in tutto il mondo.

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Statua commemorativa di Florence Nightingale a Piazza Waterloo, Westminster, Londra. Photo credit: Wikimedia Commons

L’assistenza infermieristica di buona qualità fa la differenza

Mai come in quest’ultimo anno si è parlato di infermieri, ma eppure gli infermieri esistono da sempre. Quello che è cambiato è che il loro contributo ora è visibile a molti.

Gli infermieri possono fare la differenza. Questo oggi è chiaro ed è stato dimostrato, non solo in questa occasione, ma nel corso della storia recente.

Da anni l’infermieristica è una disciplina accademica con un percorso di studi e carriera dedicato. Molti studi hanno mostrato l’impatto di questa disciplina sulla salute delle persone e dei loro cari [1-3]. Si è visto come un’assistenza infermieristica di buona qualità, intesa come alto livello di formazione, elevate competenze e giusta proporzione tra numero di infermieri e pazienti presi in carico, incida su alcuni importanti esiti di salute [1, 4-7].

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Photo credit: Gruppo San Donato

I principali riguardano la diminuzione delle complicanze [1-4] quali infezioni, cadute, lesioni da pressione. L’assistenza infermieristica migliora l’aderenza alla terapia farmacologica [3,6], le abilità di autocura e comportamenti di salute corretti della persona rendendola autonoma e in grado di gestire la propria condizione, soprattutto nel caso di patologie croniche.

Interviene anche con i famigliari del paziente sostenendoli e, se necessario, educandoli al fine di supportare il proprio caro in caso di poca autonomia [3, 6, 8]. Influenza tra l’altro la durata della degenza e la tempestività delle cure in caso di urgenza diminuendo di conseguenza la mortalità [3, 9-10].

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Il ruolo insostituibile degli infermieri, nella pandemia da Covid-19 e non solo

In questi mesi nei quali la pandemia ci ha travolti, tutto questo si è reso evidente non solo alla comunità scientifica ma anche alla popolazione generale. Il lavoro degli infermieri, non si è modificato, la pandemia lo ha reso evidente. In alcuni casi, meno fortunati, gli infermieri hanno fatto la differenza nell’accompagnamento nel fine vita e nella relazione a distanza con i famigliari: è emersa la capacità di lavoro in team, considerando gruppi di lavoro eterogenei, formati ex novo con livelli di competenza diversi.

Numerosi sono gli studi legati all’esperienza della pandemia che hanno reso evidente la capacità degli infermieri di affrontare lo stress e il disagio morale [11-14]. Stanno emergendo risultati straordinari: capacità di adattamento a contesti molto differenziati e poco stabili, capacità di lavoro in team, resilienza, esiti positivi sul paziente.

Durante la pandemia gli infermieri non hanno fatto cose diverse rispetto a prima, la differenza è che gli altri se ne sono accorti.

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Photo credit: Gruppo San Donato

Una nobile arte in equilibrio tra sentimento e scienza

Parafrasando ciò che scriveva Florence Nightingale, l’assistenza infermieristica è una miscela ben equilibrata di sentimento e scienza, una nobile arte la cui nascita è da collocarsi nella notte dei tempi, probabilmente insieme alla creazione dell’uomo. Il “prendersi cura” inteso come un atteggiamento strutturalmente relazionale, che porta l’io fuori da sé, fuori dall’autoreferenzialità per aprirsi all’altro, è infatti qualcosa di profondamente connaturato all’uomo.

È lì che sorge il bisogno a cui l’assistenza infermieristica risponde. Messo in connessione con questa esigenza di prossimità tipicamente umana, il ruolo dell’infermiere smette di essere soltanto una professione e diventa una “vocazione” che tratta l’assistito non semplicemente come caso clinico, ma che guarda alla persona in modo olistico e ne rispetta la volontà, le preferenze, prende in considerazione gli affetti e le relazioni, offrendo risposte ai suoi bisogni, manifesti o inespressi.

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La professione infermieristica ha accompagnato una trasformazione radicale della società e della socialità, oltre che delle sue dinamiche di gestione e di governo, dalla guerra di Crimea alla pandemia da Covid-19.

In quei giorni e, più che mai, in questi, scienza e tecnologia hanno camminato insieme, e la tecnologia si è dimostrata in particolare un mezzo essenziale per mantenere integra la relazione interpersonale che si instaura nell’atto terapeutico, nel pieno rispetto di quelle premesse che ispirano la pratica infermieristica che ha consuetudine con la fragilità e la vulnerabilità dell’essere umano.

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Infermiere: una scelta quotidiana, non eroismo straordinario

Dovendo scrivere parole che siano di ispirazione per chi sceglie o sceglierà questa professione e dovendo farlo da infermiere, occorre forse miscelare alla consapevolezza della portata epocale delle sfide del nostro tempo l’indignazione per una versione solo occasionale della commozione nei confronti dei nostri ‘eroismi’, che ha fatto (stra)ordinari i gesti di quei (questi) giorni pandemici.

Occorre coraggio perché il riconoscimento e il progresso della professione infermieristica possa essere valorizzato nella sua dimensione ordinaria e non (solo) in quella straordinaria. Questo coraggio passa innanzitutto per la valorizzazione dei percorsi di formazione e di ricerca, perché non c’è scienza possibile che possa sopravvivere senza essere fecondata dalla ricerca.

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Photo credit: Gruppo San Donato

Un messaggio per gli studenti di infermieristica, attuali e potenziali

E questo vale a maggior ragione per il mondo dell’infermieristica che non può esaurirsi nell’ambito della pratica se non vuole diventare la sterile (e peraltro inutile, talvolta inesatta e approssimativa, quindi pericolosa) applicazione di procedure.

In questo senso la ricerca è un fondamentale anello che lega la sapienza teorica e la saggezza pratica, anello nella cui circolarità la scienza infermieristica può produrre risultati utili all’agire pratico e la prassi può rispondere a criteri ideali scientificamente validati.

A voi quindi, studenti attuali e potenziali della scienza infermieristica, l’augurio di avere sempre il coraggio di essere consapevoli che la posta in gioco non è l’eroismo di giorni straordinari, ma la scelta quotidiana della professionalità e della specializzazione, che ci fa operatori e insieme ricercatori.

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References

[1] Aiken et al. Patient Safety, satisfaction and quality of hospital care: cross sectional surveys of nurses and patients in 12 countries in Europe and the United States. BMJ 2012; 344:e1717

[2] International Council of Nurses, Nursing Sensitive Outcomes Indicators, Geneve, CH, 2006.

[3] Irvine DM, Sidani S, McGillis Hall L, Linking outcomes to nurses’ role in healthcare, 1998, Nursing Economics, 16(2), p. 58-64.

[4] Aiken, L.H. et al (2017) Nursing skill mix in European hospitals: cross-sectional study of the association with mortality, patient ratings, and quality of care. BMJ Quality & Safety, 26(7): 559-568

[5] Ausserhofer, D. et al (2014) Prevalence, patterns and predictors of nursing care left undone in European hospitals: results from the multicountry cross-sectional RN4CAST study. BMJ Quality & Safety, 23(2): 126-135

[6] Liao LM, Sun XY; Yu H, Li JW, The association of nurse educational preparation and patient outcomes: Systematic review and meta-analysis, Nurse Education Today, 2016; 42 9-16.

[7] Needleman J, et al. Nurse-staffing levels and the quality of care in hospitals, N Engl J Med, n. 22, 2002, pp. 1715-1722

[8] Sasso, Loredana & Bagnasco, Annamaria & Watson, Roger. (2016). Competence-sensitive outcomes. Journal of Advanced Nursing. 73. n/a-n/a. 10.1111/jan.12941.

[9] Ball, J.E. et al (2018) Post-operative mortality, missed care and nurse staffing in nine countries: A cross-sectional study. International Journal of Nursing Study, 78: 10-15

[10] Aiken LH et al (2014) Nurse staffing and education and hospital mortality in nine European countries: a retrospective observational study. The Lancet (North American Edition), 5/24/2014; 383(9931): 1824-1830

[11] Turale S, Meechamnan C, Kunaviktikul W. Challenging times: ethics, nursing and the COVID-19 pandemic. Int Nurs Rev. 2020 Jun;67(2):164-167. doi: 10.1111/inr.12598. PMID: 32578249; PMCID: PMC7361611.

[12] Morley G et al Covid-19: Ethical Challenges for Nurses. Hastings Cent Rep. 2020 May;50(3):35-39. doi: 10.1002/hast.1110. Epub 2020 May 14. PMID: 32410225; PMCID: PMC7272859.

[13] Morley G et al Addressing caregiver moral distress during the COVID-19 pandemic. Cleve Clin J Med. 2020 Jun 9. doi: 10.3949/ccjm.87a.ccc047. Epub ahead of print. PMID: 32518134.

[14] Sriharan A et al COVID-19-Related Occupational Burnout and Moral Distress among Nurses: A Rapid Scoping Review. Nurs Leadersh (Tor Ont). 2021 Mar;34(1):7-19. doi: 10.12927/cjnl.2021.26459. PMID: 33837685.

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