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La democrazia è sotto attacco?

Cultura e società

15 set, 2021

Il 15 settembre è la Giornata Internazionale della Democrazia, proclamata dall'ONU nel 2007 e concepita come un’opportunità per riflettere sul legame inscindibile che intercorre tra la democrazia e la realizzazione dei diritti dell’uomo.

Per l’occasione, proponiamo una riflessione della Prof.ssa Roberta Sala, Ordinario di Filosofia Politica presso UniSR e co-Direttrice del CeSEP, il Centro Studi di Etica e Politica dell’Università Vita-Salute San Raffaele.

Attentato alla Costituzione

Se c’è un’espressione di cui si abusa, questa è ‘attacco alla democrazia’.

Scoppiata l’epidemia agli inizi del 2020 ed erette alcune barriere – contestabili o meno – alla rapida diffusione del virus SARS-CoV-2, si è sentito parlare di attentato alla Costituzione, intendendo accusare le autorità politiche di violazione delle norme democratiche e dei diritti fondamentali, in primis il diritto alla libertà di movimento e di aggregazione. Secondo alcuni tale libertà non poteva essere messa in discussione, né poteva essere giustificabile alcuna sua temporanea limitazione pur per ragioni di necessità.

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Libertà e principio di reciprocità

L’idea semplice, sullo sfondo di queste e ulteriori obiezioni ai provvedimenti di contenimento della propagazione del virus, è che la libertà non si tocca, essendo fondamentale diritto. Quest’idea, per quanto semplice, non sembra prendere in dovuta considerazione il principio di reciprocità, per cui l’esercizio della libertà di alcuni potrebbe mettere a repentaglio lo stesso diritto di libertà in capo ad altri.

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Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo (La Liberté guidant le peuple), 1830. © Museo del Louvre, Parigi 

Oggi l’oggetto del contendere è la richiesta del cosiddetto Green Pass per accedere a spazi pubblici o non privati.

Oltre alle ragioni pro e contro, di cui si discute, si affastellano slogan ad effetto quali dittatura sanitaria, regime antidemocratico, dispotismo, se non anche – paragone ridicolo se non fosse tragico ­– totalitarismo.

Tutto questo urlare, che non è un discorrere, è sin dall’origine viziato da un’assenza di democraticità: in democrazia ogni cittadino ha il diritto di sapere che cosa può aspettarsi dagli altri e che cosa gli altri possano e debbano aspettarsi da lui. Democratico è quello spazio politico in cui si può contare su un sistema di aspettative reciproche, in cui le relazioni tra cittadini sono improntate a regole che puntano alla tutela della libertà di tutti e di ciascuno, cosa che, in circostanze di emergenza, può prevedere rinunce da parte di alcuni a tutela dei diritti fondamentali di altri, primo fra tutti il diritto di preservare la propria condizione di salute.

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È compito delle istituzioni garantire un sistema di aspettative stabili nelle circostanze in cui è urgente assicurare una condotta omogenea da parte dei cittadini, a garanzia delle esigenze di ciascuno, non potendo contare su un senso comune o su una comune sensibilità morale. Fare leva sul principio di reciprocità significa riconoscere la centralità sia degli individui sia della collettività, in linea con la tradizione liberale della democrazia. Libertà e uguaglianza sono i pilastri di un’idea di democrazia che rifugge dalle ideologie individualistiche che nulla condividono con liberalismo e democrazia [1-3].

 

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Diritti calpestati in Afghanistan

Se di ‘attacco alla democrazia’ si parla per contestare le restrizioni alle libertà individuali dovendo arginare il contagio, di ‘attacco alla democrazia’ si legge – questa volta non a sproposito – circa l’avanzata dei talebani in Afghanistan, avendo peraltro costoro dichiarato di non avere alcun progetto democratico. In questo caso ‘attacco alla democrazia’ è una realtà di diritti calpestati, di individui vilipesi e di corpi martoriati.

Sui quotidiani, e ovunque in rete, si muove accusa agli Stati Uniti e genericamente all’Occidente di aver voluto esportare la democrazia e con essa i diritti umani, sbandierandone un’illusoria universalità.

Se ‘esportazione della democrazia’ è forse una formula per celare politiche di sopraffazione e manovre imperialistiche, nulla impedisce di considerare con maggior favore lo sforzo da parte di alcuni, gruppi e individui, di costruire istituzioni sulla base del diritto, di promuovere equilibri tra poteri legittimi, di mostrare alle persone che vivere una misura di libertà è meglio che non viverla affatto. In breve, di promuovere la democrazia.

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Diritti umani: un’invenzione dell’Occidente?

Si è quindi sollevata la questione se i diritti umani siano universali – per cui si tratterebbe di promuoverne la consapevolezza e l’appropriazione – o se non siano invece un’invenzione dell’Occidente – per cui ogni sforzo di educazione ai diritti sarebbe frutto di una presunzione etnocentrica.

Un modo classico per superare questa visione dicotomica “diritti universali versus diritti storicamente determinati” è attribuire valore universale ai diritti, nonostante la loro storicità. Sul tema esistono svariate posizioni, accomunate dalla convinzione pragmatica che non conti tanto giustificare filosoficamente i diritti umani quanto far sì che tali diritti godano di ampio consenso e che tale consenso includa la condivisione di un linguaggio dei diritti come espressione di aspettative comuni a tutti gli esseri umani.

Seguendo Bobbio [Norberto Bobbio, filosofo, giurista, politologo e senatore a vita italiano, N.d.R.] [4], un’efficace difesa dei diritti umani discende dall’idea di reciprocità, già prima ricordata. Essa chiede di sottoporre le azioni umane a un semplice test, chiedendoci cioè se vorremmo stare nei panni di chi è destinatario di quelle stesse azioni [4; cfr. anche, sia pur con premesse diverse, 5]. Una tale difesa permette di parlare di universalità dei diritti dal momento che gli esseri umani tendono in generale a rifuggire dal male e dalla sofferenza. La rivendicazione dei diritti umani serve così all’intento di proteggere chiunque dal cadere vittima di sofferenza e di male non inevitabili [6] e di farlo nel rispetto della molteplicità delle idee del bene e delle varietà delle culture in cui tali stesse idee si manifestano [7].

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Abbracciando tale difesa minima dei diritti umani, è indubbio che questi vengono in molti casi calpestati, come sta accadendo in Afghanistan e non solo. Al filosofo non sfugge certo la differenza tra difesa teorica e politica dei diritti umani e l’effettiva tutela dei medesimi, così come egli facilmente riconosce che la realtà della sofferenza non inficia certo l’idea che la si debba sconfiggere. È la differenza tra ideale e realtà, tra principi e fatti, sulla quale poggia la stessa filosofia politica normativa, quella che guarda al mondo come dovrebbe essere e non come è e si impegna, con gli strumenti della filosofia e per quel che le compete, a trasformarlo. Non sono differenze meramente teoriche, né elucubrazioni astratte: occorre distinguere, cioè tenere distinti i piani del discorso, per non saltare a conclusioni inconcludenti.

La democrazia è un ideale morale che sta alla base della tutela degli esseri umani nonostante le diverse provenienze. L’ideale democratico non impone valori ma riconosce il loro disaccordo, protegge tale spazio dai monismi e dai loro temibili effetti politici. L’arena democratica è lo spazio pubblico in cui la varietà è misura della qualità stessa della democrazia [8].

In conclusione: sono vari gli usi che si fanno della parola ‘democrazia’ e numerosi anche quelli che rimandano a un suo persistente ‘attacco’. Usare le parole con il rispetto dei loro significati, pur tenendo conto dei contesti e delle circostanze, è il primo servizio che si rende alla democrazia e a coloro che ne sostengono il valore.

 

 

References

[1] Mill, J. S. (2014), Saggio sulla libertà [On Liberty, 1859], a cura di S. Magistretti, Il Saggiatore, Milano

[2] Bobbio, N. (1984), Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino

[3] Urbinati, N. (2011), Liberi e uguali. Contro l’ideologia individualista, Laterza, Roma-Bari

[4] Bobbio, N. (1990), L’età dei diritti, Einaudi, Torino

[5] Ignatieff, M. (2003), Una ragionevole apologia dei diritti umani, Feltrinelli, Milano

[6] Shklar, J. (1989) The Liberalism of Fear. In: Liberalism and the Moral Life, ed. N. L. Rosenblum, Harvard University Press, Cambridge, pp. 21-38

[7] Veca, S. (2005), La priorità del male e l’offerta filosofica, Feltrinelli, Milano

[8] Veca, S. (2021), Il mosaico della libertà. Perché la democrazia vale, Egea, Milano

Scritto da

Roberta Sala
Roberta Sala

Roberta Sala insegna Filosofia politica ed Etica pubblica in UniSR presso la Facoltà di Filosofia, Political Legitimacy presso il corso Politics, Philosophy and Public Affairs attivato con l'Università degli Studi di Milano. Insegna altresì etica e bioetica presso alcuni corsi della Facoltà di Medicina e Chirurgia UniSR. Dirige con il prof. Massimo Reichlin il CeSEP (Centro Studi di Etica e Politica). È membro del Presidio di Qualità di Ateneo, nonché membro laico del Comitato Etico di OSR GSD. I temi della sua ricerca sono: liberalismo politico, tolleranza, multiculturalismo.

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