Nato dalla curiosità in un’aula di medicina, Uni4Me è il primo studio scientifico interamente concepito dagli studenti dell’International MD Program di UniSR: un progetto che stabilisce dati di riferimento utili per la salute pubblica e, allo stesso tempo, ridefinisce il ruolo degli studenti nella scienza.
Cosa succede quando un gruppo di studenti di Medicina ha il coraggio di trasformare una semplice curiosità in una vera ricerca scientifica?
In UniSR, questo salto audace ha dato vita a Uni4Me – il primo progetto condotto interamente da studenti e studentesse dell’International Medical Doctor Program (IMDP).
Tutto è iniziato con una domanda semplice: qual è il livello di esposizione ai metalli pesanti nei giovani adulti sani? Una curiosità nata durante una lezione di Patologia Clinica del terzo anno, in cui uno studente ha condiviso un episodio personale: gli esami del sangue della madre avevano evidenziato livelli elevati di mercurio, pur in assenza di sintomi specifici. Il racconto ha acceso la discussione — e poi l’idea: perché non testare noi stessi?
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Un progetto di ricerca nato in aula
A differenza dei progetti di ricerca tradizionali, che nascono in laboratorio o nei reparti clinici, Uni4Me è nato direttamente in aula e si è trasformato rapidamente in uno studio epidemiologico strutturato.
Sotto la supervisione della Prof.ssa Chiara Di Resta, gli studenti hanno trasformato quella prima intuizione in un progetto scientifico, con il supporto dell’intera comunità accademica.
L’obiettivo dello studio era definire gli intervalli di riferimento per sette metalli pesanti selezionati in una popolazione non esposta per motivi professionali: piombo, nichel, cadmio, zinco, cromo, cobalto e mercurio.
Sono stati coinvolti 154 studenti IMDP come volontari sani. I campioni ematici sono stati prelevati in due momenti: alla fine dell’anno accademico (T0) e nei 10 giorni successivi al rientro dalla pausa estiva (T1), per cogliere sia esposizioni ambientali stabili che variabili.

Una metodologia fondata sulle best practice
I campioni di sangue sono stati analizzati presso il Laboratorio di Patologia Clinica dell’Ospedale San Raffaele, utilizzando metodi analitici ad alta precisione: ICP-MS (spettrometria di massa al plasma accoppiato induttivamente) e ICP-OES (spettrometria di emissione ottica). In parallelo sono stati eseguiti emocromi completi, e tutti i campioni sono stati conservati per analisi future presso la BioBanca OSR: oltre 460 provette archiviate tra plasma e siero.
Per contestualizzare i dati biologici, i partecipanti hanno compilato un questionario digitale su stili di vita, abitudini alimentari ed esposizioni ambientali: fumo, consumo di pesce, uso di tinture per capelli, tatuaggi, farmaci, integratori, assunzione di latte.
Seguendo le linee guida CLSI (Clinical and Laboratory Standards Institute), il team ha definito l’intervallo tra il 2,5° e il 97,5° percentile per ciascun metallo, fornendo valori di riferimento evidence-based per giovani adulti sani, urbanizzati e non esposti per lavoro.
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I risultati: primo passo verso il biomonitoraggio urbano
I risultati hanno mostrato che la maggior parte dei metalli era presente a basse concentrazioni, in linea con il profilo di salute del campione. Lo zinco è apparso stabile in tutti i partecipanti, confermando la sua regolazione fisiologica. Al contrario, mercurio e cromo sono stati rilevati più frequentemente, probabilmente a causa di esposizioni ambientali o dietetiche (come il consumo di pesce o l’inquinamento urbano).
Sono emerse anche associazioni sottili: livelli più alti di cadmio e piombo tra i fumatori, e una correlazione tra uso di tinture per capelli e livelli di cadmio. Curiosamente, il consumo di latte ha mostrato un effetto potenzialmente protettivo — dato coerente con la letteratura, che evidenzia il possibile ruolo dei latticini nel ridurre l’assorbimento di metalli.
Anche se non sono state osservate variazioni clinicamente significative tra T0 e T1, il doppio campionamento rappresenta una base solida per futuri studi longitudinali o stagionali sull’esposizione ambientale.
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Dalla ricerca all’impatto
Oltre ai risultati scientifici, Uni4Me ha avuto un impatto anche a livello istituzionale. Il progetto ha generato diverse produzioni accademiche: un articolo scientifico pubblicato, tre tesi (una in Biotecnologie, una di laurea magistrale in Medicina, una di specializzazione), e presentazioni a eventi nazionali, come il San Raffaele Scientific Retreat.
Il progetto ha anche evidenziato la forza della collaborazione interdisciplinare. Gli studenti non si sono occupati solo della scienza, ma anche di comunicazione, reclutamento e divulgazione: hanno creato un logo (giocando sul doppio significato di “Me” come “Metallo” e “Me” come “per me”), campagne social, volantini, video, presentazioni peer-to-peer.
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Uni4Me è più di uno studio: è un messaggio.
In UniSR, anche la ricerca più rigorosa può nascere da una domanda posta in aula e crescere fino a lasciare un segno nella scienza, nella didattica e nella comunità.
Perché qui, gli studenti non si limitano a imparare la Medicina — contribuiscono a plasmarla.