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Disturbi alimentari e Covid-19

Cultura e società

15 mar, 2021

Il 15 marzo è la Giornata del Fiocchetto Lilla, istituita per sensibilizzare le persone sui disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. Un disturbo del comportamento alimentare (DCA) cambia completamente la vita di chi ne soffre, ne limita le capacità relazionali, lavorative e sociali: tutto infatti sembra ruotare intorno al cibo e alla percezione corporea.

 

Tali pensieri sono presenti costantemente nel corso della giornata, non solo a tavola: la loro intensità e intrusività, assumendo la forma di una vera e propria ossessione, rende quasi impossibile terminare un compito scolastico o completare un impegno lavorativo.

 

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In tempo di pandemia, la situazione è andata peggiorando: i disturbi del comportamento alimentare hanno visto un incremento importante, in cui si sono osservati un incremento significativo dei nuovi casi sull’intero territorio nazionale, che arriva fino al 50% nei più piccoli.

Cosa è accaduto in quest’ultimo anno? Cosa fare quando il disturbo inizia? Come accorgersene? Qual è la dieta più adatta per studenti e lavoratori in DAD e smartworking? Ascoltiamo i consigli della Prof.ssa Anna Ogliari, Associato di Psicologia Clinica UniSR ed Esperta di Disturbi Alimentari in età evolutiva, e del Dott. Stefano Erzegovesi, medico nutrizionista e psichiatra, Direttore del Centro per i Disturbi Alimentari dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

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Disturbi Alimentari e Pandemia: cosa è accaduto?

 

Durante la pandemia da Covid-19, i disturbi del comportamento alimentare hanno visto un incremento importante, con i ragazzi in età evolutiva a maggior rischio di esordio di un disordine alimentare. Abbiamo osservato un incremento significativo dei nuovi casi sull’intero territorio nazionale, che arriva fino al 50% nei più piccoli [comunicazione personale, N.d.R.].

L’incremento dell’incidenza di malattia non è l’unico dato preoccupante: abbiamo infatti potuto osservare un peggioramento della sintomatologia alimentare nei soggetti che avevano una diagnosi precedente l’inizio della pandemia e un marcato abbassamento dell’età di esordio che è diventata sempre più precoce e ha visto un allarmante ‘epidemia nella pandemia’ nella fase della pre-adolescenza (10-13 anni). Non ultimo allarma il dato dell’aumento di casi nei maschi, in una patologia che ha sempre mostrato una maggiore vulnerabilità nel sesso femminile [comunicazione personale, N.d.R.].

 

Se nelle prime fasi della chiusura abbiamo osservato un incremento dei comportamenti più restrittivi con cali ponderali sino a 20 kg (come ad esempio accade nell’anoressia) durante la seconda ondata pandemica abbiamo visto l’aumento di bulimia nervosa e binge eating disorder.

 

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Quali sono le ragioni di questa “epidemia nella pandemia”?

 

Le ragioni di questo peggioramento possono essere ricercate nel venir meno delle abitudini quotidiane, dei rapporti sociali in particolare in età evolutiva che hanno aumentato il rischio di esordio o di ricaduta. Questo grande momento di stress porta ad avere una maggiore concentrazione sull’immagine corporea e su modelli irraggiungibili.

 

Alle ben note cause multifattoriali (biologiche, psicologiche e sociali) dobbiamo necessariamente aggiungere le situazioni stressanti che noi tutti abbiamo vissuto nel lockdown, situazioni che fanno leva sui fattori predisponenti i disturbi alimentari, come ad esempio la disregolazione emotiva, alcuni aspetti temperamentali, la precisione estrema e un approccio disregolato all’assunzione di cibo. Infatti il tempo passato in lockdown ha inevitabilmente portato ad un avvicinamento alle ‘dispense’ e ad uno stile alimentare diverso che potrebbe aver slatentizzato comportamenti alimentari erronei.

 

Il periodo di chiusura ha portato con sé la possibilità di una estrema concentrazione sul proprio corpo con il ‘rischio’ di concentrarsi su imperfezioni che non ci sono, aumentando l’esercizio fisico, l’uso di diuretici e lassativi e acuendo o slatentizzando la sintomatologia alimentare.

 

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Che fare quando il disturbo inizia, quali sono i campanelli d’allarme?

 

Ovviamente è necessario rivolgersi a centri specializzati ed équipe multidisciplinari che sapranno indirizzare il trattamento dal punto di vista medico, psicologico e nutrizionale. Ma è anche importante mantenere un clima a tavola (e nel contesto famigliare e relazionale) il più possibile rassicurante senza rimandare alcun giudizio sia sul corpo sia sulla quantità di cibo assunta.

 

L’attenzione ad alcuni campanelli d’allarme è una delle armi fondamentali nella diagnosi precoce e nella attuazione di programmi terapeutici che portano al miglioramento del quadro clinico e alla remissione della sintomatologia. È importante prestare attenzione ad eventuali cambiamenti delle abitudini alimentari (sia in termini di riduzione o marcata assunzione, sia in termini di attenzione al profilo sano dell’alimentazione), e/o allaumento dell’attività fisica. E altresì importante prestare attenzione alla ricerca della perfezione fisica e nelle attività quotidiane.

 

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Quali cibi sono i più adatti in questo periodo?

 

La dieta mediterranea, patrimonio mondiale dell'umanità secondo l’UNESCO, è giustamente citata come lo stile alimentare più adatto per mantenersi in salute e prevenire le malattie croniche che affliggono la nostra epoca: malattie cardiovascolari, tumori, diabete 2, invecchiamento cerebrale, malattie neurodegenerative, ecc.

Tuttavia, rispetto alla dieta mediterranea “povera” dei nostri avi, ricca di cereali integrali, legumi, verdure fresche e frutta, la moderna dieta mediterranea rischia di esporci ad un’eccessiva ricchezza di proteine animali e carboidrati raffinati.

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Comporre un piatto mediterraneo

 

Ne avevamo già parlato qualche mese fa, ma è utile fare un rapido ripasso su come comporre il nostro piatto mediterraneo, “povero” ma ricchissimo di nutrienti amici del benessere, fisico e psicologico.

1. Prendete un piatto piano e riempitene la metà di verdura di stagione

“Riempire” vuol dire proprio “riempire fino all’orlo, creando una bella montagnetta”, considerando la verdura come una vera e propria portata principale.

Il mio consiglio è di mangiare, ad ogni pasto, una doppia verdura di stagione: una prima portata come antipasto, per poterla apprezzare nel momento in cui avete più fame, ed una seconda portata da aggiungere al primo o al secondo piatto.

Le parole-chiave, quando si parla di verdure, sono varietà e colori: fatevi guidare dai colori delle verdure e cercate di spaziare dal verde dello spinacio al bianco del cavolfiore, dal giallo/arancio della zucca al rosso del pomodoro fino al blu/violetto del cavolo viola.

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2. Riempite un quarto del piatto con un cereale integrale

Riso integrale, farro, orzo, segale, grano saraceno (sia come chicchi, sia come polenta) e pasta integrale devono tornare ad essere i protagonisti della vostra mensa quotidiana. Se cuocete la pasta bene al dente e la accompagnate con ricche porzioni di verdura, può andare bene anche la pasta bianca di grano duro.

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3. Riempite l'ultimo quarto del piatto con una proteina salutare

Le linee-guida alimentari più recenti sono chiare sulle proteine: siamo abituati a mangiare quantità eccessive di proteine animali e dobbiamo ridurle drasticamente.

Il mio consiglio, considerando i due pasti principali di ogni giornata, è di mangiare proteine vegetali, sotto forma di legumi, per almeno una volta al giorno. Imparate quindi ad apprezzare le infinite sfumature di colori e consistenze dei legumi: piselli, lenticchie, ceci, fagioli borlotti, cannellini, fagioli azuki, fagioli neri o dall’occhio aspettano solo di essere riscoperti ed apprezzati per le loro doti di gusto e salute.

Nell’altro pasto della giornata potete alternare con regolarità le proteine animali: uova 1-2 volte alla settimana, formaggio 1-2 volte alla settimana, pesce 2-3 volte alla settimana, carne 1-2 volte alla settimana.

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4. Riempite una ciotola di frutta di stagione

Che sia come fine-pasto o come spuntino tra i pasti, anche per la frutta seguite il principio della varietà e dei colori. Non esiste un modo giusto per tutti di mangiare la frutta: c’è chi preferisce “pulirsi la bocca” a fine pasto con la frutta, digerendola benissimo, e c’è chi la digerisce meglio mangiandola lontano dai pasti.

Ascoltate il vostro corpo e regolatevi come sembra più giusto per voi.

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