I danni da tabacco sono purtroppo ben calcolabili: non solo per la salute (sette milioni di morti ogni anno nel mondo, rischio di sviluppare forme più severe di Covid-19 rispetto ai non fumatori), ma anche per l’ambiente.
La coltivazione e lavorazione del tabacco consumano risorse naturali che potrebbero essere impiegate in modo più sostenibile, a cui si aggiungono pesticidi, disboscamento e inquinamento dovuto anche ai mozziconi di sigaretta.
Ogni 31 maggio si celebra la Giornata mondiale senza tabacco, introdotta nel 1987 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per informare sui pericoli dell’uso del tabacco e mettere in guardia dalle strategie commerciali delle aziende produttrici di tabacco, indirizzate specialmente alle giovani generazioni.
Perché non bisognerebbe iniziare a fumare? In che modo il fumo è nemico dello sviluppo sostenibile? I social influiscono sul consumo di sigarette ed e-cig? Posso donare il sangue se sono un fumatore?
Quali sono le principali buone ragioni per non iniziare a fumare, e smettere se si è già iniziato?
Ci sono almeno tre buone ragioni per smettere di fumare o evitare le sigarette:
- proteggere la salute dai danni correlati con esposizione a sostanze cancerogene e infiammatorie contenute nel fumo di sigaretta, che sono la causa o concausa principale di tumori polmonari, bronchite ostruttiva, enfisema, infarto e ictus, per citare solo le principali. In media un fumatore vive dai 7 ai 10 anni in meno rispetto ad un non fumatore e sappiamo che il fumo provoca nel mondo 7 milioni di morti ogni anno;
- oltre ai danni alla salute, l’industria del tabacco è molto dannosa per l’ambiente: contribuisce al disboscamento, alla desertificazione, all’inquinamento del pianeta e all’effetto serra;
- non fumando si evita di contribuire al fatturato stellare di poche multinazionali che si arricchiscono a spese della salute dei cittadini dei paesi in via di sviluppo, cercando incessantemente nuovi mercati con tecniche di sottile propaganda e sofisticate strategie di marketing per manipolare i nostri bisogni per poi soddisfarli. A proposito di impatto economico, bisogna ricordare che il costo per la società delle malattie correlate al tabacco corrisponde nei paesi occidentali al 12% della spesa sanitaria.
Inoltre, il fumo fa male anche a chi non fuma, in due modi: da una parte il danno diretto alla salute individuale per esposizione a fumo passivo che aumenta il rischio di molte patologie come il tumore polmonare rispetto a chi non è esposto, dall’altra indirettamente causando danni all’ambiente e al pianeta.
In che modo il fumo è uno dei nemici dello sviluppo sostenibile?
La coltivazione e lavorazione del tabacco consumano molte risorse naturali come energia, acqua, terreni fertili, potenzialmente utilizzabili in maniera più sostenibile e ecologica. L’industria del tabacco è responsabile di emissione di gas serra nell’ambiente e di rifiuti tossici in enormi quantità contribuendo a fenomeni attuali come la dispersione delle plastiche nell’oceano e il riscaldamento globale. La coltivazione della pianta del tabacco è poco produttiva e a bassa resa, e per aumentare i margini di guadagno è delocalizzata per il 90% nei paesi in via di sviluppo o a basso reddito con conseguenze sociali, sanitarie e ambientali in paesi già svantaggiati rispetto ai paesi occidentali.
I coltivatori devono continuamente cercare terreni vergini ricci di sostanze nutrienti contribuendo alla desertificazione; a questo sommiamo che il processo di essicamento delle foglie richiede la combustione di grandi quantità di legna contribuendo al disboscamento e emissione di CO2.
I social influiscono sul consumo di sigarette e dispositivi elettronici?
I social media rappresentano i nuovi mezzi a disposizione delle big tobacco per raggiungere i propri potenziali consumatori, soprattutto giovani, aggirando le restrizioni sulla pubblicità. L’impatto è enorme se si considera che il 90% dei ragazzi sopra i 13 anni usa Instagram o Facebook. Secondo uno studio della University of Southern California, ci sono 123 hashtag utilizzati da influencer per promuovere prodotti a base di tabacco. A questi venivano anche fornite le istruzioni per favorire le vendite di una certa marca di sigarette. Questa strategia è stata bandita dai social dal 2019, ma aggirare i controlli sui contenuti da parte dei media non è poi così difficile.
Posso donare il sangue se sono un fumatore?
Il personale del Centro Donatori raccomanda fortemente l’astensione dal fumo, a tutela della salute dei propri donatori. Nonostante questo, non esistono controindicazioni a che un fumatore doni il sangue.
L’unico consiglio è quello non fumare immediatamente prima della donazione, e se possibile l’intera mattina della donazione. Il processo di combustione di una sigaretta comporta infatti il rilascio di monossido di carbonio che, combinato con l’emoglobina contenuta nei globuli rossi, produce una momentanea diminuzione dell’ossigeno nel sangue, facendo risultare quindi il prodotto donato un po’ meno ricco di ossigeno.
Per saperne di più sulla Giornata mondiale senza tabacco: https://www.paho.org/en/campaigns/world-no-tobacco-day-2021
Vuoi diventare donatore di sangue al San Raffaele? Visita il sito: https://www.abizero.org/