Ogni anno il 5 maggio si celebra la Giornata mondiale dell’ostetrica/o: una ricorrenza istituita nel 1987 dalla International Confederation of Midwives (ICM, Confederazione internazionale ostetriche) con l’obiettivo di porre l’attenzione su quanto siano determinanti in tutto il mondo le cure ostetriche per raggiungere e garantire i migliori esiti di salute delle donne, dei nascituri e delle famiglie.
Chi è l’ostetrica/o?
Il termine “ostetrica” deriva dal latino obstetrix, che rimanda chiaramente al verbo ob-stare (stare davanti).
Nell’antica Roma, infatti, l’ostetrica o levatrice era colei che stava davanti alla donna per assisterla in ogni fase della vita. Si trattava di una figura cardine nella società. Si presume infatti, che l’ostetricia sia nata con il formarsi delle prime collettività e con il manifestarsi dei primi atti di solidarietà umana e di reciproco aiuto.
Ancora oggi l’ostetrica ricopre un ruolo centrale nella tutela e nella promozione della salute femminile.
È la figura professionale in ambito sanitario che svolge attività dirette alla prevenzione, alla cura e alla salvaguardia della salute individuale e collettiva, assistendo la donna lungo tutto il suo fisiologico percorso evolutivo.
L’assistenza ostetrica, quindi, non si esaurisce con la nascita, ed ha altresì una ricaduta positiva sulle famiglie e sulle comunità in ogni parte del mondo.
Cinque falsi miti sulla professione di ostetrica/o
Intorno al ruolo dell’ostetrica/o si sono creati e continuano a diffondersi dei falsi miti.
Nelle prossime righe cercheremo di sfatare i più famosi.
1. Il ruolo dell'ostetrica/o è limitato all’assistenza delle partorienti
Come già emerso, l’attività ostetrica non è limitata alla sala parto, ma si svolge in numerosi ambiti. L’obiettivo dell’ostetrica/o è quello di assistere – oltre alle partorienti - anche la coppia e la famiglia nella sua totalità per raggiungere e garantire i migliori esiti di salute. L’ostetrica/o, inoltre, si prende cura della donna durante tutto il ciclo vitale, dalla pubertà alla menopausa.
2. È un lavoro da donne
Nella lingua italiana, è prevalente l’uso del termine ostetrica (al genere femminile) per indicare questa figura professionale, ma, dall’entrata in vigore della legge sulla Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro nel 1977, la professione ostetrica è possibile sia al maschile che al femminile. Il codice deontologico sostiene inoltre la parità di genere nella professione ostetrica.
Anche se in percentuale nettamente minore, gli uomini che svolgono la professione ostetrica esistono e per questo motivo sarebbe più corretto utilizzare entrambe le declinazioni: ostetrica/o.
3. L’ostetrica/o è l’assistente del ginecologo
Entrambi i professionisti sono laureati, uno in Medicina, l’altro in Ostetricia.
L’ostetrica/o è un professionista autonomo quando lavora in ambito di fisiologia e collabora con il medico in caso di patologia. “L’Ostetrica/o assiste e consiglia la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel puerperio, conduce e porta a termine parti eutocici con propria responsabilità e presta assistenza al neonato” (Profilo Professionale dell’Ostetrica DM 740/1994).
L’ostetrica/o, oltre che all’interno dell’ospedale, lavora in autonomia sul territorio, assistendo la donna e la famiglia durante tutto il ciclo vitale e il percorso nascita, garantendo libertà di scelta del luogo dell’assistenza.
4. In sala parto fa tutto il medico
L’ostetrica/o ricopre un ruolo strategico nel percorso nascita: nella fase della gravidanza vi è una assistenza alla coppia, durante il parto è l’ostetrica/o che assiste in autonomia la donna, il neonato e la nuova famiglia. L’ostetrica/o collabora con il medico nell’ambito della patologia.
5. Il percorso di studi in Ostetricia è meno importante di quello in Medicina
A questo punto è sufficientemente chiaro che la professione ostetrica non abbia meno valore rispetto a quella medica, ma che semplicemente si tratti di qualcos’altro. Chi sceglie di laurearsi in Ostetricia intende diventare un professionista sanitario abilitato e responsabile dell’assistenza ostetrica, ginecologica e neonatale fondando la sua attività sulla libertà e l’indipendenza della professione, riconoscendo la centralità della donna, della coppia, del neonato, del bambino, della famiglia e della collettività e attuando interventi adeguati ai bisogni di salute, nell’esercizio delle funzioni di sua competenza per la prevenzione, cura, salvaguardia e recupero della salute individuale e collettiva.
"(…) Il modo in cui un bambino viene accompagnato nel mondo ha un impatto importante sul resto della sua vita. Accompagnare questa transizione è un onore" Anjili Aurora Hinman, CNM
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