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Il diabete nei giovani: come riconoscerlo e affrontarlo

Vita da studente

Il diabete nei giovani: come riconoscerlo e affrontarlo

12 nov, 2021

Il 14 novembre si festeggia annualmente la Giornata Mondiale del Diabete, in ricordo della nascita del fisiologo canadese Frederick Banting, uno degli scopritori dell’insulina (1921), di cui quest’anno ricorre il centesimo anniversario.

Il World Diabetes Day è una giornata di sensibilizzazione sul diabete, con l’obiettivo di educare alla prevenzione e alla buona gestione della malattia. In particolare, i giovani sembrano esserne sempre più colpiti: non solo il diabete di tipo 1 (il cosiddetto “diabete giovanile”), ma anche il diabete di tipo 2, originariamente tipico dell’età adulta, è oggi diffuso tra giovani adulti e adolescenti. Come riconoscere i segni del diabete? Come combattere la stigmatizzazione e condurre una vita normale?

 

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Il glucosio, fonte primaria di energia

Il glucosio rappresenta la fonte primaria di energia per gli organismi viventi; è un combustibile metabolico fondamentale per le funzioni e la sopravvivenza di tutte le cellule di mammifero. Il glucosio è una molecola idrofila (si scioglie in acqua) che circola liberamente nel sangue, ma che non può attraversare la membrana delle cellule che invece è di natura idrofoba (non si lega all’acqua) in quanto costituita da lipidi. Pertanto, per entrare nelle cellule dei diversi tessuti come per esempio il muscolo o il fegato, il glucosio ha bisogno dell’azione di un ormone, l’insulina, che viene prodotto dalle cellule beta localizzate nel pancreas.

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Cos’è il diabete

Quando le cellule beta del pancreas non producono insulina, o il corpo non è in grado di utilizzarla, si parla di diabete mellito.

Il diabete mellito è una famiglia di malattie metaboliche, accumunate da accumulo di glucosio nel sangue, detto iperglicemia. Il diabete è una delle patologie croniche a più ampia diffusione nel mondo, in particolare nei paesi industrializzati.

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Analisi immunoistochimica dell'espressione di insulina su una sezione di isole pancreatiche umane. La colorazione è effettuata con anticorpo monoclonale anti-insulina umana. Ingrandimento 400x. Per gentile concessione del Prof. Lorenzo Piemonti

 

Diversi tipi di diabete

Esistono numerosi tipi di diabete scatenati da diversi fattori:

  • il diabete di tipo 1
  • il diabete di tipo 2
  • il diabete gestazione
  • il diabete monogenico
  • il diabete secondario ad altre patologie o farmaci.

Le due varianti più note e frequenti sono il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2, malattie molto diverse da un punto di vista eziopatogenico. La forma che colpisce maggiormente i giovani, con una prevalenza dello 0,5% è il diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile o insulino-dipendente. Il diabete di tipo 1 ha un’origine autoimmune: le cellule beta del pancreas che producono insulina, vengono attaccate e progressivamente distrutte da cellule autoreattive prodotte dallo stesso l’organismo. Questo tipo di diabete è anche chiamato “insulino-dipendente” in quanto, per la sopravvivenza di chi ne è affetto, è necessaria una terapia a base di somministrazioni quotidiane di insulina. 

 

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La forma più comune di diabete mellito, che affligge circa il 90% di tutti i pazienti diabetici, è il diabete di tipo 2, caratterizzato da insulino-resistenza: l’insulina è presente in circolo, ma i tessuti non rispondono in maniera adeguata alla sua azione. Il diabete di tipo 2 è strettamente associato all’eccesso di peso che porta le beta cellule del pancreas a produrre più insulina per compensare l’accumulo di glucosio nel sangue. Originariamente tipico dell’età adulta, negli ultimi decenni il diabete di tipo 2 sta coinvolgendo sempre più giovani adulti e adolescenti.

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Riconoscere i segni del diabete e agire rapidamente

La distruzione delle cellule beta che avviene nel diabete di tipo 1 porta alla carenza (fino all’assenza) di insulina in circolo, e quindi all’aumento di glucosio nel sangue. Il glucosio viene eliminato dall’organismo attraverso l’urina portando con sé molta acqua. Uno dei primi sintomi di diabete, infatti, è il frequente bisogno di urinare e la sete intensa.

Un altro sintomo è rappresentato dall’improvvisa perdita di peso nonostante un aumento del senso di fame. Questo è dovuto al fatto che l’organismo, non riuscendo ad utilizzare il glucosio che si trova nel sangue, cerca energia alternativa, ricavandola dai depositi di grasso, con conseguente perdita di peso e formazione di corpi chetonici. L’eccesso di corpi chetonici nel sangue, detta chetoacidosi, determina l’insorgenza di sintomi severi che richiedono l’ospedalizzazione: perdita di concentrazione, offuscamento della vista, affanno, nausea e dolori addominali.

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Quando ci si rispecchia in questi sintomi, o si pensa che il manifesti il proprio figlio, è necessario contattare subito il medico così da eseguire il dosaggio della glicemia in tempi rapidi. In questi casi, infatti, la tempestività è importante per prevenire manifestazioni più gravi di malattia.

I sintomi del diabete di tipo 2, essendo anch’essi secondari all’iperglicemia, sono sovrapponibili: stanchezza cronica, sete, necessità di urinare spesso, vista offuscata. Spesso, però, a differenza del diabete di tipo 1, nelle prime fasi di malattia non vi sono segnali evidenti in quanto l’insulina, essendo comunque presente in circolo, determina un’iperglicemia modesta. Infatti, il paziente con diabete di tipo 2 può scoprire la sua malattia casualmente, eseguendo esami di laboratori di routine che mostrino un’iperglicemia a digiuno > 126 mg/dL.

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Prevenire o ritardare il diabete: lo stato della ricerca

Al momento, il diabete tipo 1 non può essere prevenuto in quanto sono ancora poco chiari i fattori di rischio che, in un contesto di predisposizione genetica, scatenano la reazione autoimmunitaria. È possibile, però, identificare i soggetti a rischio di sviluppare il diabete di tipo 1 in chi presenta multipli anticorpi contro le cellule beta del pancreas.

Ci sono alcuni farmaci sperimentali che hanno mostrato una buona capacità di ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 1 in soggetti a rischio. Nei prossimi anni, studi su casistiche più grosse permetteranno di dimostrare se il diabete di tipo 1 può essere ritardato o perfino prevenuto. Il diabete di tipo 2, invece, si può prevenire adottando uno stile di vita sano ed equilibrato. Infatti, è stato dimostrato che lo svolgimento di attività fisica costante associato ad una dieta sana, può ridurre l’incidenza del diabete di tipo 2 del 60%.

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Affrontare il problema dello stigma

Il giovane diabetico può e deve vivere una vita normale: andare a scuola, uscire con gli amici, fare sport., ecc. Convivere con il diabete e la terapia insulinica quotidiana, specialmente per un bambino o un adolescente, può non essere semplice. La prima figura di riferimento deve essere il diabetologo, che ha il compito di istruire e affiancare la famiglia sulla gestione della terapia e dei dispositivi utilizzati per la somministrazione dell’insulina.

Il secondo passo è istruire la comunità che circonda il bambino/ragazzo: il ruolo delle maestre, compagni di scuola e amici può rappresentare un grande sostegno morale per il bambino ed aiutarlo a gestire casi di emergenza come le crisi ipoglicemiche. Una campagna informativa sui diversi tipi di diabete, sul corretto stile di vita e sulla gestione della malattia sin dai primi anni di scuola è funzionale per diffondere consapevolezza ed accettazione nei confronti di questa malattia.

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Scritto da

Alessandra Petrelli
Alessandra Petrelli

Alessandra Petrelli, Project Leader del laboratorio di Tissue & Systemic Immunity dell’Ospedale San Raffaele, è medico ricercatore, specializzata in Medicina Interna in UniSR nel 2013. Dopo aver trascorso un anno presso la Harvard Medical School di Boston (USA) e quattro anni presso l’University Medical Center di Utrecht (Paesi Bassi) ad occuparsi di ricerca biomedica in ambito diabetologico e immunologico, ha deciso di rientrare in Italia ed ha scelto l’Ospedale San Raffaele per proseguire i suoi studi scientifici. Alessandra ama valorizzare le persone, farle crescere, osservarle diventare individui indipendenti con un pensiero critico. Il suo obiettivo è che tutti, inclusi i non addetti ai lavori, comprendano cos’è la ricerca, in cosa consiste il metodo scientifico, e perché la ricerca, generando conoscenza, pone le basi per una visione ottimistica del futuro. Per questo collabora con un gruppo di scienziati che si occupano di spiegare in termini semplici i progressi quotidiani della ricerca scientifica e di combattere le fake news su COVID-19. Nel suo agire Alessandra si ispira alle parole della prima donna a vincere un Premio Nobel, Marie Curie, che diceva “Niente nella vita va temuto, dev’essere solamente compreso”.

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