ARTICOLI

Il 2020 tra pandemia e solidarietà

Cultura e società

Il 2020 tra pandemia e solidarietà

21 dic, 2020

Il 20 dicembre si festeggia la Giornata internazionale della solidarietà umana, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005, e la celebrazione di quest’anno non può che assumere un significato del tutto particolare.

Secondo Google Trend, tra le voci che hanno subìto un picco di ricerche a cavallo tra marzo e aprile del 2020, nel pieno della prima ondata della pandemia da Coronavirus, figura proprio la parola “solidarietà.

2020_tra_pandemia_solidarieta_UniSR (3)

Interconnessione e vulnerabilità

È effettivamente difficile individuare un termine più adatto a descrivere la risposta di governi e cittadini di fronte a una crisi che ha messo a nudo la loro originaria vulnerabilità.

Non è un caso che il padre della sociologia Émile Durkheim, già a fine Ottocento, indicasse la solidarietà come l’unico collante possibile in una realtà sociale in cui gli individui sono tra loro sempre più interdipendenti e dunque più esposti al rischio [1].

La stessa categoria del contagio sembra essere quella più efficace per spiegare oggi la natura del rischio, altra faccia del vantaggio dell’interconnessione: dai contagi finanziari a quelli virali, passando per la rapida propagazione dei disastri ambientali.

In questo scenario, ogni presunzione di autosufficienza (e indifferenza), da parte di singoli Stati e cittadini, non può che risultare uno dei tanti miti del nostro tempo. Così, la pandemia ha messo letteralmente alla prova il significato stesso della solidarietà, rivelandone i caratteri più peculiari.

2020_tra_pandemia_solidarieta_UniSR (6)

Finalità comune, perdite temporanee e fiducia

La solidarietà indica uno sforzo comune, orientato ad affrontare minacce condivise e, nella sua accezione morale, a difendere e promuovere valori riconosciuti da una collettività, specie contro privazioni e ingiustizie.

A differenza di gesti puramente individuali e unilaterali, come la beneficienza e la filantropia, la solidarietà riguarda un supporto reciproco tra pari che oltrepassa le barriere dell’egoismo e dell’altruismo: agire in solidarietà vuol dire riconoscere nell’altro una finalità comune, assumendosi rischi e prevedendo perdite temporanee individuali in vista di un guadagno condiviso superiore. Ma ciò non ha necessariamente a che fare con un calcolo preciso: è la fiducia in questa fondamentale reciprocità a motivare l’aiuto, non un’esatta previsione. È questo aspetto che rende la solidarietà un gesto anche e soprattutto politico, capace di rafforzare legami di collaborazione e d’intesa tra le parti in gioco.

2020_tra_pandemia_solidarieta_UniSR (7)

La solidarietà “politica” europea

La solidarietà politica di cui più si è discusso nel 2020 è senza dubbio quella europea.

Gli appelli alla coesione dell’Unione e al supporto dei paesi più colpiti dagli effetti del virus e del lockdown, da parte di intellettuali, politici e istituzioni, si sono moltiplicati nei mesi precedenti lo storico accordo sul Next Generation EU di luglio [2].

I ventisette paesi si sono trovati di fronte a un bivio esistenziale: agire di concerto per superare la crisi, mettendo in condivisione risorse e debiti, o lasciare che la “casa comune” europea si sfaldasse ulteriormente di fronte a un ennesimo collasso economico, stavolta di natura esogena.

2020_tra_pandemia_solidarieta_UniSR (8)

A differenza del recente passato, l’eccezionalità dell’evento e la diffusione della crisi sanitaria nell’intero continente hanno senza dubbio facilitato il raggiungimento dell’accordo, ma non sono mancati scontri frontali tra gli stati membri, inscenatisi nella contesa tra i paesi solidali e i paesi cosiddetti “frugali”, riproponendo vecchi e dannosi pregiudizi sul Sud Europa, in particolare l’Italia, dissipatore e colluso con la criminalità organizzata, secondo le accuse esplicite del quotidiano tedesco Die Welt [3].

2020_tra_pandemia_solidarieta_UniSR (2)

L’importanza di una fiducia reciproca

Nel caso della solidarietà europea, non può evidentemente valere la frase che Laocoonte pronunciò ai Troiani Timeo Danaos et dona ferentes (“Temo i Greci anche quando portano i doni”): senza una fiducia reciproca, ogni richiesta di supporto rischia di diventare una concessione d’occasione, se non una prova di forza per valutare se lo Stato “più debole” sia fino in fondo degno dell’aiuto ricevuto.

Ciò nonostante, il superamento dei diversi veti in sede di Consiglio europeo ha mostrato come le ragioni della coesione abbiano convinto di più di quelle del nazionalismo, e che il potere costituente della solidarietà sia oggi la risorsa normativa più praticabile per ridare slancio all’integrazione dell’Europa.

Da ultimo, l’Unione è riuscita a scongiurare il veto più fastidioso, quello minacciato da Polonia e Ungheria sulla clausola dello stato di diritto, che avrebbe altrimenti motivato l’accordo sul bilancio pluriennale e sul Recovery fund non sulla base di una logica solidale, bensì di una spregiudicata logica di scambio.

2020_tra_pandemia_solidarieta_UniSR (5)

Il segno di un’etica vivente

L’anno che volge al termine non sarà certo ricordato come tra i più felici: la pandemia ha drammaticamente gettato luce su vecchie e nuove diseguaglianze e, soprattutto, sull’insufficienza e inadeguatezza delle infrastrutture pubbliche di protezione sociale e prevenzione. Eppure, gli sforzi spontanei di cittadini e associazioni per contrastare un nemico comune e salvaguardare il principio fondamentale della difesa della persona e della salute – spesso mossi proprio per mitigare l’assenza di un’adeguata solidarietà “istituzionalizzata” – sono segno di un’etica vivente, ancora presente nella società, che nessuno sguardo pessimistico sul futuro può fingere di ignorare.

2020_tra_pandemia_solidarieta_UniSR (4)

 

References

[1] É. Durkheim, La divisione del lavoro sociale (De la division du travail social, 1893), Il Saggiatore, Milano 2016.

[2] A titolo di esempio, si veda l’appello firmato da alcuni illustri intellettuali europei, rilasciato al quotidiano Die Zeit il 1° aprile 2020, dal titolo Europa kann nur weiterleben, wenn die Europäer jetzt füreinander einstehen, disponibile in italiano al collegamento https://ilmanifesto.it/leuropa-vive-o-muore/

[3] C. B. Schiltz, Frau Merkel, bleiben Sie standhaft!, “Die Welt”, 8 aprile 2020, disponibile al collegamento https://www.welt.de/debatte/kommentare/article207146171/Debatte-um-Corona-Bonds-Frau-Merkel-bleiben-Sie-standhaft.html?wtrid=onsite.onsitesearch

Scritto da

Alessandro Volpe
Alessandro Volpe

Alessandro Volpe è dottorando di ricerca in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele e borsista presso la Fondazione Fratelli Confalonieri di Milano. È membro di Reasons for Europe - International Research Centre for European Culture and Politics. Ha inoltre svolto attività di formazione e ricerca presso l'Università Goethe di Francoforte. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio dell'idea di solidarietà e del rapporto tra filosofia e integrazione europea. È curatore del blog reasonsforeurope.eu.

Vai alla scheda dell'autore

Iscriviti alla newsletter

Lascia i tuoi dati per restare aggiornato su news ed eventi