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Alpha, Beta, Gamma: le varianti del virus hanno un nuovo nome

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4 giu, 2021

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha comunicato che le varianti di SARS-CoV-2 avranno una nuova nomenclatura.

Fino ad ora, nel linguaggio comune, i nomi delle varianti erano stati associati ai paesi in cui erano state inizialmente rilevate: un atteggiamento comprensibile, in un periodo in cui emergono continuamente nuovi dati da comunicare con rapidità. Tuttavia, associare virus a riferimenti geografici e culturali non solo è una pratica scientificamente inaccurata, ma comporta soprattutto il rischio di stigmatizzare i Paesi e le persone.

Per questo motivo l’OMS ha stabilito che ad ogni variante sarà associata una lettera dell’alfabeto greco: non più variante “inglese”, “sudafricana”, “brasiliana”, bensì Alpha, Beta, Gamma, ma anche Delta e Kappa per identificare i due sottotipi di quella “indiana”, e così via per le altre varianti identificate.

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Un nome sbagliato, molte conseguenze

La scelta di un nome adeguato per nuovi organismi patogeni e rispettive malattie non è banale, e il rischio di stigmatizzazione è più reale di quanto sembri. Numerose sono le lezioni dal passato sui fraintendimenti e le connotazioni negative dovuti proprio a una erronea denominazione.

Ad esempio, AIDS, la malattia causata da HIV, fu inizialmente chiamata GRID (Gay-related immunodeficiency): una definizione che contribuì a dare un senso di falsa rassicurazione alla comunità eterosessuale, che per diverso tempo ritenne di poter essere immune dal contagio.

La MERS (Middle-East Respiratory Syndrome), denominata per la sua insorgenza in Medio Oriente, fu difficilmente identificabile quando arrivò in Sud Corea nel 2015.

L’influenza “spagnola” causò oltre 50 milioni di morti nel solo biennio 1918-1919, ed erroneamente si credette che il virus fosse diffuso solo nella penisola iberica; il nome venne scelto invece perché i giornali della Spagna (paese allora neutrale) furono i primi a poter riferire liberamente delle conseguenze della malattia in periodo di guerra.

Memore di questi (e di molti altri) esempi, a inizio di gennaio l’OMS ha convocato un meeting dedicato all’emergenza delle varianti di SARS-CoV-2; tra i punti in discussione, anche la stesura di un sistema di denominazione coerente e universale. In mancanza di linee guida condivise, i gruppi di ricerca di tutto il mondo avevano sviluppato nomenclature diverse: accordarsi su una nomenclatura comune è invece importante per consentire ai ricercatori di comunicare e comprendersi in maniera più efficace, e di prevenire ogni tipo di stigmatizzazione.

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Varianti preoccupanti e varianti interessanti

Le varianti di SARS-CoV-2 continueranno ad essere distinte in Variants of Concern (VoC), altamente contagiose, e Variants of Interest (VoI), cioè tenute sotto controllo ma al momento della loro identificazione non considerate particolarmente preoccupanti. VoC e VoI manterranno i nomi con le quali sono registrate dai ricercatori nei database come GISAID, Nexstrain e Pango. Alla nomenclatura scientifica, si affiancherà quella identificata dalle lettere dell’alfabeto greco.

Grazie al lavoro della commissione di esperti dell’OMS, le quattro “varianti preoccupanti” finora conosciute come “inglese”, “sudafricana”, “brasiliana” e “indiana” saranno chiamate rispettivamente “Alpha”, “Beta”, “Gamma” e “Delta”.

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Nuova nomenclatura delle “Variants of Concern” di SARS-CoV-2. Modificata da: WHO - Naming SARS-CoV-2 variants. Ultimo aggiornamento: 31 maggio 2021.

Invece, le sei “varianti interessanti” B.1.427/B.1.429 (identificata negli Stati Uniti), P.2 (Brasile), B.1.525 (identificata in più paesi), P.3 (Filippine), B.1.526 (Stati Uniti) e B.1.617.1 (India), verranno chiamate rispettivamente “Epsilon”, “Zeta”, “Eta”, “Theta”, “Iota” e “Kappa”.

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Nuova nomenclatura delle “Variants of Interest” di SARS-CoV-2. Modificata da: WHO - Naming SARS-CoV-2 variants. Ultimo aggiornamento: 31 maggio 2021.

 

La ricerca scientifica correlata alla pandemia da SARS-CoV-2 e alla malattia Covid-19 continua in molte direzioni, dalla validazione di test diagnostici sempre più veloci (tra cui i test salivari), nuovi vaccini (tra i quali anche il cinese Sinovac basato su virus inattivato) e la ricerca di farmaci specifici ed efficaci. Anche l’introduzione di una nomenclatura neutra e razionale contribuirà a superare quest’ultimo formidabile attacco alla salute dell’intera specie umana.

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