ARTICOLI

Donne che lasciano il segno

Cultura e società

8 mar, 2021

In occasione della Giornata internazionale della donna proponiamo un articolo interfacoltà che presenta alcune tra le donne che hanno fatto la storia della Medicina, della Psicologia e della Filosofia.
Le figure maschili sono storicamente più citate e rappresentate, ma vorremmo ricordare la presenza decisiva di donne che hanno dato un contributo altrettanto significativo nei rispettivi ambiti di competenza.

Per ciascuna Facoltà abbiamo selezionato due figure femminili che hanno lasciato un segno incisivo nei propri campi di studio; i brevi profili biografici suggeriscono non solo l’originalità di queste donne nel saper riorientare interi campi disciplinari, ma anche le difficoltà di genere che incontrarono in un contesto, quello di ricerca, allora quasi interamente precluso alle donne.Donne_che_lasciano_segno_festa_donna_UniSR

Filosofia

Ipazia d'Alessandria (350/370c-415)

È fin dall’antichità chiamata filosofa, come ci ricorda Maddalena Bonelli nell’introduzione a Filosofe, maestre, imperatrici. Per un nuovo canone della storia della filosofia antica. Dirige, dopo suo padre, la scuola neoplatonica e, in pieno spirito alessandrino, eccelle in discipline oggi frammentate, come astronomia, matematica, filosofia, meccanica. Difficile ricostruire con rigore filologico le sue dottrine: quello che sappiamo del suo pensiero arriva dalla lontana testimonianza di chi la conobbe. Sappiamo però che la fama e il riconoscimento di Ipazia erano tali da spingere i suoi aspiranti allievi ad affrontare lunghi viaggi per accedere al suo magistero. Ipazia, riferimento d’intelligenza e saggezza in vita, viene brutalmente assassinata, sulla base di moventi politici e religiosi, nelle persecuzioni da parte dei cristiani contro i neoplatonici.

Iris Murdoch (1919-1999)

Figura chiave della filosofia morale contemporanea. Formatasi tra Oxford e Cambridge, riabilita il ruolo della metafisica e del mentale in ambito etico. Contro la tradizione non-cognitivista, Murdoch ritiene che l’attività morale non si esaurisca nell’azione e che attività che non sono atti, come revisione della percezione e ridescrizione, abbiano rilevanza morale. Pensiamo, per esempio, al passaggio, tutto interiore, da una visione pregiudizievole di un’altra persona a una visione più realistica, accurata e attenta. La sfera dell’attività morale va estesa al mentale: si sceglie e si agisce bene solo sforzandosi di percepire la complessità di ciò che ci circonda, ampliando i limiti che abitudini, tradizioni ed egoismo ci impongono. Per un’analisi più estesa, si rimanda a La mente morale (Carla Bagnoli) e al profilo APhEx di Murdoch (Miranda Boldrini).

 

Medicina

Rita Levi Montalcini (1909-2012)

«A me nella vita è riuscito tutto facile. Le difficoltà me le sono scrollate di dosso, come acqua sulle ali di un’anatra» [1]. Questa frase di Rita, nata a Torino nel 1909 da una famiglia borghese, esprime con chiarezza il coraggio e la forza che seppe imprimere alle proprie scelte esistenziali e professionali. Rispetto ai suoi coetanei maschi, la giovane Rita dovette superare tre impedimenti. Apparteneva alla minoranza ebraica nel contesto dell’Italia fascista —che si macchiò delle leggi razziali e della sua espulsione dall’accademia nel 1938—, era una donna che a differenza delle altre non desiderava “adattarsi alla vita matrimoniale” [2] e aveva deciso di dedicarsi a una professione, la ricerca scientifica, nella quale le donne avevano allora spazi marginali. Grazie al maestro Giuseppe Levi, emigrò negli USA e sviluppò un modello sperimentale con gli embrioni di pollo che le permise di scoprire il “fattore di crescita nervoso” (NGF) che venne premiato con il Nobel nel 1986 [3]. Tale scoperta permise alle neuroscienze di agganciarsi alla nascente biologia molecolare ed è oggi alla base di alcuni trattamenti terapeutici, specie in campo oftalmico [4].

 

Barbara McClintock (1902-1992)

“In sintonia con l’organismo” è il noto libro di E.F. Keller [5] che racconta la vita di Barbara, nata in Connecticut (USA) nel 1909, celebre per aver rivoluzionato la genetica con la scoperta degli elementi genetici mobili nel mais, i trasposoni. Una scoperta per cui nel 1983, a ottantuno anni, le è stato conferito, indiviso, il premio Nobel. Ricercatrice spesso isolata dal mainstream della accademia nordamericana, Barbara si immerse nel lavoro con un approccio spesso definito “mistico” e una devozione ascetica per la ricerca. Grazie ad essi sviluppò un originale metodo di lavoro e una prospettiva di analisi al microscopio dei cromosomi del mais che la portarono a osservare dati talmente innovativi, ovvero che i geni potevano saltare tra i cromosomi, che la comunità scientifica ignorò, tipico esempio di una scoperta troppo prematura, impiegando quasi trent'anni prima di accettarli. Oggi i trasposoni sono studiati nelle terapie geniche e nello sviluppo delle malattie cerebrali [6, 7].

 

Psicologia

Mamie Phipps Clark (1917-1983)

Era il febbraio del 1946 quando la Columbia University conferì per la prima volta il titolo di Dottore di Ricerca in Psicologia a una donna di colore. A riceverlo fu Mamie Clark, pioniera nello studio dello sviluppo della consapevolezza dell’identità etnica. Clark viene spesso ricordata per aver sviluppato, insieme al marito, il “test della bambola”, per lo studio dell’identificazione e delle preferenze razziali. I suoi studi fornirono supporto empirico alla famosa sentenza emessa nel 1954 al processo Brown vs. Board of Education of Topeka, contribuendo al superamento della dottrina del «separati ma uguali». Da non dimenticare la fondazione del Northside Center for Child Development di Harlem, la riposta della Clark alla mancanza di servizi psicologici dedicati ai bambini poveri, neri e appartenenti a minoranze.

 

Mary Ainsworth (1913-1999)

Le sue ricerche sui legami tra madre e figlio rappresentano pietre miliari della moderna teoria dell'attaccamento e suoi studi hanno rivoluzionato il modo in cui genitori, psicologi, pedagogisti e pediatri concepiscono la genitorialità. Nota per lo sviluppo della “Strange situation” [8], approccio standardizzato per classificare lo stile di attaccamento nei bambini, è stata una delle psicologhe più citate nel corso del XX secolo e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. In un’epoca in cui le donne erano limitate nei loro ruoli professionali rappresentò un modello di femminismo “di sostanza”; solo per fare un esempio, pretese l’equità di salario quando scoprì di essere pagata meno dei colleghi uomini.

 

 

Contributi a cura di:

 

References

[1] Paolo Giordano, 100 anni di futuro. Intervista a Rita Levi-Montalcini, “Wired”, 19 febbraio 2009.

[2] Rita Levi-Montalcini, Cantico di una vita, Cortina, Milano 2000, p. 43.

[3] Rose N., Abi-Rached J., The birth of the Neuromolecular gaze. Hist. Human Sciences 2010; 1: 1-26, part. pp. 7-10.

[4] Cattaneo E., Grignolio A., Alla ricerca di Rita. Storia, scienza, umanità. In: Rita Levi Montalcini, NGF. La molecola della vita. Roma, Istituto Dell’enciclopedia Italiana Treccani, pp. 7-38, 2019.

[5] Fox Keller E., In sintonia con l'organismo: La vita e l'opera di Barbara McClintock. Castelvecchi, Roma, 2020 (1987).

[6] Khamsi R., Medicine's Movable Feast: What Jumping Genes Can Teach Us about Treating Disease. Nat Med. 2017 Jul 11;23(7):791-795.

[7] Ahmadi, et al., Transposable Elements in Brain Health and Disease. Ageing Research Reviews 64 (2020): 101153.

[8] Ainsworth M., Bowlby J., (1965). Child Care and the Growth of Love. London, Penguin

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