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A Natale siamo tutti più buoni?

Cultura e società

26 nov, 2021

A Natale siamo tutti più buoni. O almeno dovremmo esserlo, un po’ come avviene al celebre protagonista del Canto di Natale di Dickens, Ebenezer Scrooge, che improvvisamente si trasforma da avaro ed egoista in grande benefattore.

Nella nostra cultura, il proposito di aiutare gli altri è intrinsecamente associato al Natale. Durante il periodo natalizio, infatti, non è raro incontrare volontari di associazioni di beneficienza che ci chiedono offerte e contributi a favore dei più bisognosi.

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Queste richieste fanno leva sul fatto che, per tradizione e cultura, a Natale è più facile convincere le persone ad aiutare il prossimo senza ricevere nulla in cambio. Tuttavia, siamo davvero sicuri che l’aiutare i più bisognosi si esaurisca in un dono disinteressato? Non riceviamo sempre e comunque, anche inconsapevolmente, una ricompensa?

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A queste domande hanno provato a rispondere alcuni psicologi sociali, giungendo a conclusioni differenti. Prima di considerare le idee a sostegno dell’una o dell’altra posizione, è necessario fare una distinzione.

Parliamo di comportamento prosociale [1] quando l’azione d’aiuto favorisce un’altra persona, indipendentemente dal fatto che il comportamento fornisca una ricompensa simbolica e/o materiale a chi lo ha realizzato. Parliamo invece di altruismo puro [2] quando l’azione benefica non prevede alcun tornaconto personale, diretto o indiretto.

 

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Le motivazioni del comportamento prosociale

Chi, come lo psicologo sociale Robert Cialdini, ritiene che dietro ai comportamenti prosociali si celi sempre la promessa di una ricompensa, dubita dell’esistenza dell’altruismo puro [3; 4]. Chi fa volontariato o beneficienza, ad esempio, può essere ripagato attraverso l’approvazione sociale di altre persone, ossia attraverso forme sottili di considerazione e riconoscimento pubblico.

Un’altra ragione che motiverebbe comportamenti apparentemente altruistici chiama in causa la norma della reciprocità, secondo la quale le persone aiuterebbero gli altri pensando che in futuro il loro comportamento verrà ricambiato [5].

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L’ipotesi empatia-altruismo

Tra i sostenitori della tesi dell’altruismo puro spicca lo psicologo sociale Daniel Batson, che nel corso della sua lunga e produttiva carriera ha pubblicato numerosi articoli su prestigiose riviste scientifiche.

Le sue scoperte vertono sulla cosiddetta ipotesi empatia-altruismo [6]: più proviamo empatia nei confronti di una persona in stato di bisogno, più saremo propensi ad aiutarla senza aspettarci di ricevere nulla in cambio. L’aiuto empatico rappresenterebbe allora una forma di altruismo incondizionato, puro.

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Un dibattito ancora in corso

Nonostante le numerose prove sperimentali fornite da Batson, la comunità scientifica non ritiene ancora provata l’esistenza dell’altruismo puro; il dibattito è tuttora aperto.

Per il momento, dunque, l’unica indicazione che abbiamo in merito è che il comportamento prosociale sarebbe, di fatto, concretamente a beneficio di qualcuno.

Quindi: è Natale, siate tutti più buoni; ne beneficeranno di sicuro le persone che vi stanno intorno, al di là di un vostro eventuale tornaconto personale.

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Articolo scritto da Federico Contu (dottorando di ricerca presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ e collaboratore di UniSR-Social.Lab), e Giuseppe Pantaleo, Professore Ordinario di Psicologia Sociale UniSR, Direttore di UniSR-Social.Lab, il laboratorio di psicologia sociale dell’Università Vita-Salute San Raffaele, Presidente del Cdl triennale in Scienze e tecniche psicologiche UniSR e Responsabile del Comitato Ordinatore del Cdl triennale in Scienze politiche e strategie globali UniSR.

 

Riferimenti bibliografici

[1] Pantaleo, G., & Canessa, N. (2011). ‘Prospettive multiple’, comportamento prosociale e altruismo: oltre la Civiltà dell’empatia. [‘Multiple perspectives’, prosocial behavior, and altruism: Beyond the Age of Empathy]. In S. Boca & C. Scaffidi Abbate (Eds.), Altruismo e comportamento prosociale: Temi e prospettive a confronto [Altruism: Themes and perspectives compared] (pp. 186-240). Milano: Franco Angeli.

[2] De Cremer, D. et al. (Eds.) (2006). Social psychology and economics. New York: Psychology Press.

[3] Cialdini, R.B. et al. (1997). Reinterpreting the empathy-altruism relationship: When one into one equals oneness. Journal of Personality and Social Psychology, 73, 481-494.

[4] Contu, F., Sciara, S. & Pantaleo, G. (2019). Oltre l’empatia: quando empatia e ostilità causano chiusura cognitiva e distorsione percettiva [Beyond empathy: when empathetic resonance and hostility cause perceptive distortion and cognitive closure]. XVI Convegno Nazionale della Sezione di Psicologia Sociale dell’AIP (Associazione Italiana di Psicologia), 12-14 settembre 2019, Roma. [ISBN: 979-12-200-5374-7]

[5] Molm, L.D. et al. (2007). The value or reciprocity. Social Psychology Quarterly, 70, 199-217.

[6] Batson, C.D., & Shaw, L.L. (1991). Evidence for altruism: Toward a pluralism of prosocial motives. Psychological Inquiry, 2, 107-122.

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